おはよう 渋谷!
Buongiorno a Shibuya!
Tokyo è una metropoli che non finisce mai di soprenderti, ci eravamo lasciati nella pace del Shinjuku Gyoen, e ora eccoci ripiombati a mille all’ora al centro del mondo, per un’altra giornata piena!
Shibuya è il quartiere dei giovani, pieno di vita e di gente, che dà proprio l’idea di ritrovarsi in un immenso parco giochi, una giostra coloratissima da cui è veramente difficile scendere, ma ammetto, forse sarà l’età (ehm ehm), non è tra i miei quartieri preferiti. Però è l’ideale per mescolarsi un po’ tra la gente, perdersi tra le sue strade e dedicarsi a un po’ di shopping.
Amo Tokyo. La sento come fosse casa mia, potrei girarla ore senza stancarmi mai. Non so, sarà il mio “animo metropolitano ” che tende a farmi apprezzare maggiormente le metropoli rispetto ai centri più piccoli e che mi permette di orientarmi meglio, ma girare a Toyo per me è la cosa più facile e naturale al mondo.
Ma mettiamo da parte i miei vaneggiamenti e torniamo a Tokyo.
Così, dopo aver girovagato un po’ e un paio di frappuccini dopo per riprenderci dal caldo, ci dirigiamo verso il Meiji Jingu (明治神宮), santuario dedicato all’imperatore Meiji.
Terminato nel 1920, l’edificio fu costruito in onore dell’Imperatore Meiji e della moglie, l’Imperatrice Shoken, elevati a rango di divinità dopo la loro morte. Il tempio originale, come quasi l’intera Tokyo, purtroppo fu raso al suolo dai bombardamenti aerei della II Guerra Mondiale, ma venne ricostruito identico nel 1958.
Prima di arrivare al tempio, percorriamo una lunga strada in mezzo a una bellissima foresta. L’ombra degli alberi ci regala un po’ di frescura, e le cicale con il loro continuo frinire ci accompagnano per tutto il percorso. La strada sembra veramente non finire mai!
Barili di sake, donati dai fedeli al tempio (li trovate in tutti i templi shintoisti) e usati durante i riti di purificazione. La particolarità del Meiji Jingu è che, oltre ai barili di sake, trovate anche barili di vino, soprattutto francese.
Ed eccoci arrivati finalmente all’ingresso del tempio. Il legno utilizzato per costruire il santuario è principalmente quello dei cipressi di Kiso, nella prefettura di Nagano, considerato il legno più pregiato prodotto in Giappone. Per gli immensi torii, invece, il legno, sempre di cipresso, è stato importato da Taiwan.
Ormai sta arrivando la sera (in Giappone il sole cala presto) e cominciamo ad avviarci verso l’hotel, ma prima una tappa ad Akihabara 秋葉原 dove ci fermeremo per cena (non una cena grandiosa, a onor del vero!).
Akihabara è conosciuta come la città dell’elettronica e dei manga, il regno degli otaku, dei videogiochi e dei maid cafe, i famosi locali in cui lavorano ragazze vestite da governanti (le maid, appunto). E’ un quartiere difficile da definire, sicuramente molto particolare e visitarlo di sera, come abbiamo fatto noi, è qualcosa di unico. La zona già piuttosto frenetica, di sera si anima ulteriormente, le luci al neon illuminano le strade e creano uno spettacolo bellissimo.
Continuiamo a girovagare, curiosiamo nei negozi e ci lasciamo avvolgere per un po’ dalla frenesia otaku. Non è il mio genere, non sono una fissata di manga e anime, ma mi diverte molto lo stesso.
Ormai è tardi, e iniziamo a percorrere la strada verso casa. Tokyo di sera è uno spettacolo straordinario ma la stanchezza inizia a farsi sentire, e domani ci aspetta la gita a Kamakura!
つづく
Adoro Shibuya. Tokyo è davvero speciale, non ci si stanca mai di lei. A me Akihabara piace più di giorno, trovo che la sera sia un po’ spoglia. Mi ricordo che volevamo fermarci a cenare ma non abbiamo trovato molta scelta.
Sì, Tokyo è veramente speciale!
Guarda, ti dico che per la cena in effetti siamo capitati piuttosto male, però quando siamo stati noi la zona era ancora piuttosto viva, ma non era tardissimo, anche se il buio inganna parecchio!! 🙂 Certo, comunque niente a che vedere con Shinjuku o Shibuya!