[Fotocronaca Giappone 2013] Follie ad Osaka!

Ci siamo, ormai il nostro viaggio sta definitivamente per concludersi, ci aspettano gli ultimi due giorni nel Kansai e poi ripartiremo alla volta di Tokyo e, ahimè, dell’Italia. Ma bando alle malinconie, ora ci troviamo a Osaka, città folle, brulicante, mangereccia e godereccia! 🙂

Il fascino "discreto" di Osaka
Il fascino “discreto” di Osaka

Inizialmente non doveva neanche essere nel nostro itinerario perché è innegabile, Osaka non ha nulla a che vedere con la bellezza di città come Tokyo o Kyoto, però rimane un ottimo punto di partenza per muoversi nel Kansai, e nel nostro caso ci serviva come appoggio per tornare a Tokyo (non avevo voglia di trascorrere l’ultimo giorno in Giappone in treno!).

Dunque Osaka. Osaka è come un parco giochi, per me è Osaka è Namba e soprattutto Dōtonbori, con i suoi colori, le sue luci, la folla di gente, l’odore di cucinato che ti avvolge per le sue strade, e il caos un po’ maleducato che difficilmente si trova a Tokyo e nel Kanto.

Ho amato alla follia Tokyo, Kyoto è uno spettacolo senza fine, ma come mi sono divertita a Osaka, ah…

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Mai come in questo caso, piuttosto che girare la città (la quale non ha particolari attrattive che valga la pena visitare) ho preferito vivermela e godermela e che dire, penso di esserci riuscita.

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Durante il nostro soggiorno in città ci siamo concentrati essenzialmente nella zona Minami, cioè la zona sud della città, quella più vivace e caotica, mentre abbiamo del tutto ignorato la zona Kita, la zona nord. L’unica attrattiva alla quale abbiamo dedicato un po’ di tempo, anche perché non molto distante dal nostro hotel, è stata il Castello di Osaka, Osaka-jō 大阪城.

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Benché visivamente sia molto d’impatto, in realtà si tratta di una ricostruzione in cemento (come molti altri castelli in Giappone), ma in ogni caso vale davvero una visita se si vuole conoscere un po’ la storia della città e del castello: all’interno infatti è allestito un interessante museo che si sviluppa per 8 piani (dall’ultimo si gode di una bella vista sulla città) e che ripercorre la storia che ha portato alla realizzazione dell’edificio.

La costruzione del castello iniziò 1583 per volere di Toyotomi Hideyoshi (1536-1598), per il quale doveva diventare il centro del nuovo Giappone unificato sotto il suo dominio: all’epoca, era il castello più grande mai realizzato. Comunque, dopo la morte di Hideyoshi il castello venne attaccato e distrutto dalle truppe di Tokugawa Ieyasu, che in seguito alla battaglia di Sekigahara nel 1600 prese di fatto il potere instaurando il nuovo bakufu (il governo militare) a Edo (Tokyo), e sconfisse definitivamente il clan dei Toyotomi nel 1615. Nel 1620 il castello venne ricostruito da Tokugawa Hidetata, con un nuovo torrione principale, che però venne incenerito nel 1655 da un fulmine. La ricostruzione attuale in cemento risale al 1931, quando è stato aperto anche il Parco del Castello, molto frequentato durante la fioritura dei ciliegi, mentre l’ultima ristrutturazione del castello è del 1997.

Panorama dal castello
Panorama dal castello
Panorama dal castello 2
Panorama dal castello 2

Ci siamo poi presi una mattinata per fare un giro a Kobe, città portuale a una mezz’ora da Osaka.

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In realtà non abbiamo girato molto la città, ci siamo soffermati sulla zona portuale, in particolare il Meriken Park e l’Harbour Land, la zona commerciale. Abbiamo fatto anche una tappa al Kobe Maritime Museum, museo marittimo dedicato alla navigazione in Giappone e alla storia del porto di Kobe, al cui interno è possibile vedere anche il piccolo Kawasaki Good Times World, dedicato alla Kawasaki, ovviamente. Abbiamo fatto un biglietto unico di 800 Yen, che includeva anche l’ingresso alla Kobe Tower.

Panorama dalla Kobe Tower
Harbourland e centro commerciale Mosaic dalla Kobe Tower

Anche se la parte migliore è stata sicuramente al porto! Infatti ci siamo ritrovati in una sorta di festival estivo chiamato “KOBE Music & Gourmet Port” (in realtà c’erano quattro gatti, ma forse dipendeva dal tempo poco favorevole, visto che nuvoloni?) dove abbiamo trovato diverse bancarelle di cibo e abbiamo assistito ad alcune esibizioni su un piccolo palco allestito per l’occasione, soprattutto canzoni e attività ludiche per bambini, infine ci hanno coinvolto nella preparazione tradizionale dei mochi*! Che spasso!

Bancarelle al porto
Bancarelle al porto
Festival (?) al porto di Kobe
Festival (?) al porto di Kobe
Prima
Prima
Dopo
Dopo

 

Prepariamo i mochi!

* I mochi sono tradizionali dolci di riso glutinoso ripieni del famigerato anko, la marmellata di azuki mochi_with_red_bean(Ricordate? Qui vi ho dato la ricetta per prepararlo!). Secondo la preparazione tradizionale del mochi, il riso precedentemente messo a bagno e poi cotto, viene triturato e pestato nel tradizionale mortaio (chiamato usu) con un martello (kine): l’operazione viene svolta da due persone, uno che pesta con il kine e l’altro che rigira la pasta bianca del mochi. Il risultato finale sarebbe quello che si vede nella foto qui accanto! Ovviamente, alla fine della preparazione, non hanno esitato a offrirci due mochi caldi caldi, appena fatti! 🙂

Un ultimo saluto a Anpanman!
Un ultimo saluto a Anpanman!

Siamo tornati a Osaka, e di nuovo a Namba, dove trascorreremo la nostra ultima serata nel Kansai e per l’occasione decidiamo di trattarci alla grande: si va a mangiare il manzo di Kobe Matsusaka, un’altra varietà di manzo sempre molto pregiata, ma meno nota rispetto a quella di Kobe (alcuni dicono sia anche più pregiata, ma chissà!). Ci perdiamo nel dedalo di vicoli minuscoli e miracolosamente riusciamo a trovare il ristorante di cui ci avevano parlato: il Matsusakagyu Yakiniku. Siamo a Hozenji Yokocho, una minuscola stradina vicino a Dōtonbori che prende il suo nome dal tempio Hozenji .

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Il ristorante di yakiniku (cioè di carne grigliata) è molto bello e d’atmosfera, ci accompagnano al nostro tavolo e ci chiudono con una tendina: il massimo della privacy! Per chiamare la cameriera, poi, è sufficiente suonare un campanello. Visti i prezzi piuttosto alti del manzo, optiamo per un setto, cioè un menù fisso che devo dire ci ha pienamente soddisfatti! Io non sono una gran carnivora, ma una carne così buona, tenera non l’ho mai mangiata in vita mia.

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Abbiamo mangiato anche un sushi di manzo che era veramente la fine del mondo.

Come dicevo, non credo di aver mai mangiato così bene in vita mia! Comunque, finita la cena, ci concediamo le ultime follie tra Dōtonbori e Shinsaibashi: questa zona di Osaka la sera è così vivace, colorata, caotica, sembra veramente di essere su una giostra, dalla quale non vorremmo mai scendere!

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Luoghi di perdizione 1
Luoghi di perdizione 1
Luoghi di perdizione 2
Luoghi di perdizione 2

Il  nostro ultimo giro di giostra è finito. Riprendiamo la strada verso l’albergo, domani ci attende il nostro ultimo viaggio in shinkansen: si torna a Tokyo!

つづく

Daniela

Yamatologa per caso, traduttrice per passione, sognatrice di professione. Un vita in bilico tra Roma e il Giappone, e una passione per la fotografia, la cucina, i libri e i gatti.

3 Comments
  1. Bellissimo questo post! Si sente il fatto che vi siete divertiti ed è una sensazione contagiosa, mi hai messo allegria. Osaka è una città folle, qualcuno fa l’errore di paragonarla a Tokyo e forse ne rimane deluso, ma se la si sa vivere con lo spirito giusto è sorprendente. Oltretutto ricordo di aver mangiato sempre benissimo, che è sempre una bella cosa.

    1. Ahaha, sì effettivamente ci eravamo molto divertiti, sono felice di essere riuscita a trasmetterlo! 🙂 Sono assolutamente d’accordo, Osaka è una sorpresa continua, e a suo modo è una città affascinante! E concordo, il cibo è ottimo! ^^

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