Il giapponese e i gatti [prima parte]

Post dedicato alla mia gattina, la piccola e pestifera Penny

gatto-buffo-5Oggi si torna a parlare di lingua e di modi di dire. Stavolta però l’articolo è dedicato ai nostri amici felini, animale molto amato dai giapponesi (e poco amato dalla lingua giapponese, come vedremo di seguito).

Infatti, esistono tantissime espressioni giapponesi con la parola neko 猫, cioè gatto. Qui vi avevo già parlato di nekojita (avere la lingua come un gatto, cioè non tollerare cibi e bevande bollenti) e di nekoze (avere la gobba come un gatto, riferito a chi non ha un portamento perfetto!), oggi invece vi presento tre nuovi modi di dire:

猫の手も借りたい

[Neko no te mo karitai]

Allora, ormai abbiamo imparato la parola neko, gatto, 手 (te) significa “mano” o, in questo caso, “zampa”, 借りたい (karitai) viene dal verbo 借りる (kariru), che significa “prendere in prestito”, mentre il suffisso -tai indica la forma volitiva del verbo, quindi “volere”, “desiderare”.

Kitty, me la dai tu una mano?
Kitty, me la dai tu una mano?

Letteralmente vuol dire “voler prendere in prestito (persino!) una zampa del gatto”. Solitamente l’espressione viene usata con l’aggettivo 忙しい (isogashii), che vuol dire “essere indaffarato”. Significato finale? “Essere talmente indaffarato da volere una mano persino dal gatto!” Oppure, usando un’espressione italiana più comune, “essere così indaffarato da non sapere dove sbattere la testa”.

猫も杓子も

[Neko mo shakushi mo]

Shakushi è il mestolo in bambù che viene usato per servire il riso.

Letteralmente significa “sia i gatti, sia i mestoli”, in realtà è un modo per dire “tutti”, ma proprio “tutti, tutti”, è usato quindi per indicare una cosa che viene fatta da chiunque. In italiano potrebbe corrispondere più o meno all’espressione “cani e porci”, anche se quest’ultima ha, a mio parere, una valenza molto più negativa dell’espressione giapponese.

Mestoli e gatti
Mestoli e gatti

猫糞する

[nekobaba suru]

Suru = fare. E fino a qui, ci siamo. Invece, conoscete questo kanji 糞? Questo è il kanji… ehm… di “cacca”, kuso in giapponese.

Baba è il termine usato per lo più dai bambini (il dizionario la identifica come 幼児語 youjigo, cioè come “linguaggio infantile”)

E che potrà mai significare fare (come) la “cacca di gatto”? Significa semplicemente che chi trova qualcosa se la tiene per sé e se la mette in “saccoccia”. La spiegazione in giapponese è piuttosto chiara, in merito: 猫が、糞(ふん)をしたあとを、砂をかけて隠すところから 悪いことを隠して素知らぬ顔をすること.

Cioè, come i gatti nascondono la cacca (pardon, gli escrementi!) sotto la sabbietta, allo stesso modo, quando si fa una cosa “cattiva”, si cerca di nasconderla facendo finta di nulla (a Roma si direbbe “facendo i vaghi”). Quindi trovo un portafogli e, invece di restituirlo, faccio finta di nulla e me lo tengo io. Di certo un comportamento che i giapponesi non approvano, come si può dedurre anche da questo modo di dire!

Bene per oggi direi che è tutto, vi saluto con un bel miaooo!

Daniela

Yamatologa per caso, traduttrice per passione, sognatrice di professione. Un vita in bilico tra Roma e il Giappone, e una passione per la fotografia, la cucina, i libri e i gatti.

7 Comments
  1. 面白い! 😀 io avevo sentito dire anche 「猫の額ほど。」”Neko no hitai hodo”, “come la fronte di un gatto” per indicare qualcosa di molto piccolo… è un’espressione usata comunemente?

    1. Sì, si dice spesso che qualcosa è piccolo come la fronte di un gatto! 🙂 Avevo dimenticato di inserirlo nel post! I modi di dire sui gatti sono veramente numerosi, forse dovrò dedicargli un altro post. ^^
      Grazie per il commento e benvenuta!

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