Kamakura 鎌倉 è una cittadina costiera a sud di Tokyo (raggiungibile in un’ora circa) che fu sede del governo militare (chiamato bakufu, letteralmente il “governo tenda”) dal 1192, anno in cui Minamoto no Yoritomo stabilì lo shogunato a Kamakura, fino al 1333, quando il clan degli Hojo, famiglia reggente al potere, indebolito dagli sforzi economici sostenuti per difendersi dagli attacchi dei mongoli del 1274 e del 1281 fu sconfito dall’imperatore Go-Daigo. Tre anni dopo, nel 1336, sarebbe cominciato lo shogunato degli Ashikaga che darà inizio al periodo Muromachi (1336-1573).
Fine dell’introduzione storica. Kamakura si presta bene per una gita di una giornata da Tokyo ed è un’ottima occasione per passeggiare tra templi e natura. La città non è molto grande e si può girare tranquillamente a piedi, ma naturalmente bisogna calcolare che camminare d’estate con il caldo fa allungare decisamente i tempi e può risultare molto stancante. Ovviamente, io ho del tutto sottovalutato l’effetto caldo, così la giornata si è trasformata in un tour de force massacrante.
Partiamo dalla stazione di Tokyo, prendiamo la linea JR Yokosuka e in un’oretta circa siamo Kita-Kamakura. La stazione è veramente piccola ed è a pochi passi da alcuni dei principali templi zen di Kamakura.
La nostra prima tappa è l’Engakuji. Annoverato come uno dei cinque grandi templi zen di Kamakura, fu fondato dal monaco Mugaku Sogen, che arrivò in Giappone dalla Cina, su richiesta del reggente Hojo Tokimune nel 1282, un anno dopo il secondo tentativo d’invasione dei mongoli di Kublai Khan, e venne dedicato alla memoria dei caduti durante la guerra. Il complesso monastico è molto vasto e completamento immerso nella natura e anche qui le nostre care amiche cicale ci fanno compagnia.
Poco dopo il Sanmon, la porta principale d’ingresso al tempio c’è una scalinata che conduce a una collina, dove si trova l’Ogane, la grande Campana, designata come Tesoro Nazionale.
Salire fino a quassù si è rivelato essere piuttosto stancante, fortunatamente c’è un’area ristoro gestita da due simpatiche signore, così ci fermiamo per riprendere un po’ di fiato, ammirare il panorama dall’alto e rinfrescarci con tè verde freddo e kakigori all’anko! Fortunatamente quassù tira una bell’arietta!
Dopo questa (meritata) pausa relax, riprendiamo il cammino e ci dirigiamo verso Kamakura. Davanti alla stazione di Kita-Kamakura parte il cosiddetto sentiero del Daibutsu, un sentiero di 3 km circa che si snoda per un bosco e che conduce direttamente al grande Buddha. Scartata l’idea dell’escursione, ci incamminiamo per la città. Gravissimo errore: siamo in tarda mattinata, il caldo è torrido e la strada è tutta sotto il sole! Che faticaccia! Quasi quasi era meglio il sentiero del Buddha! Comunque alla fine, 20 minuti e molte lacrime e sudore dopo, arriviamo al Tsurugaoka Hachimangu, il principale santuario shintosta di Kamakura, dedicato a Hachiman, la divinità protettrice del clan dei Minamoto.
Entriamo dall’ingresso secondario e ci ritroviamo direttamente nel tempio principale. Compro un paio di omamori お守り e scendiamo la lunga scalinata che ci condurrà al tempio secondario. Usciti dal tempio, ci incamminiamo lungo la strada principale. Siamo stanchi, affamati e alla ricerca disperata di un posticino dove mangiare! Alla fine, ci ritroviamo in un ristorantino alla stazione dove mangiamo degli ottimi tendon e sashimi!
La gita a Kamakura si sta rivelando più faticosa del previsto, le distanze non sono così elevate, ma il caldo fa triplicare la fatica! Per fortuna la pausa pranzo ci ricarica in vista delle tappe del pomeriggio: il Kotokuin e la statua del Daibutsu e l’Hase-dera.
L’Hase-dera è bellissimo, situato sul declivio di una collina è un tempio immerso nel verde, dove si respira un’atmosfera di grande pace, nonostante la presenza dei tanti turisti. All’ingresso appena entrati si trova un bellissimo giardino con un laghetto, mentre sulla destra del lago c’è un piccolo santuario dedicato alla dea Benzaiten, la divinità del mare. Entriamo nella grotta lì accanto e ci ritroviamo in un lunghissimo tunnel dal soffitto molto basso. All’interno si trovano tantissime statuette dedicate a Benzaiten.
Gli edifici principali del tempio, come la sala Kannon-do, al cui interno è custodita la statua in legno di Kannon, si trovano in alto sulla collina, da cui tra l’altro si gode di una bellissima vista sulla baia di Kamakura. Il tempio è famoso anche per le centinaia di piccole statue raffiguranti Jizo (nella foto sopra), la divinità protettrice delle anime dei bambini defunti.
La nostra giornata a Kamakura è finita, cominciamo ad avviarci verso la stazione per tornare a Tokyo, per la nostra ultima serata in città. L’indomani, infatti, ci attende lo shinkansen per Kyoto! Ogni partenza porta con sé sempre un po’ di dispiacere per quanto si sta per lasciare, e lasciare Tokyo per me diventa più difficile di quanto immaginassi.
Passiamo l’ultima sera a Shinjuku, e poco prima della chiusura decidiamo di salire al Tokyo Metropolitan Government Office, dove si trova un osservatorio panoramico (gratuito) che consente di avere una visuale su Tokyo a 360°: il panorama di Tokyo illuminata di notte è bellissimo e rimaniamo fino a che praticamente non ci cacciano via per la chiusura. Sì, lasciare questa città mi dispiace veramente tanto.
つづく
Quanto è bella Tokyo dall’alto! Anch’io ho provato la stessa sensazione nel dover lasciare Tokyo, ma sapevo che ci sarei tornata a fine viaggio…
A Kamakura ho visto solo il Grande Buddha, ho usato quasi tutta la giornata per visitare Enoshima. Il caldo rende davvero difficile muoversi, specialmente nel primo pomeriggio. Andavi anche tu in giro con il mini asciugamano per asciugare il sudore?
Bellissima Enoshima! Avrei voluto farci una scappata, ma già la gita a Kamakura ha richiesto molto tempo e fatica! Magari la prossima volta pernotto lì e ci faccio un paio di giorni! 🙂
Sì, girare col caldo rende le visite meno piacevoli e sì, giravo con l’asciugamano, è quello verde che si vede nella foto col tè e il kakigori!! ^^ Ma a Nara ne ho comprato un altro con disegnato un cervo!! 🙂