Ci siamo, siamo finalmente arrivati a quella che considero la tappa clou del nostro viaggio, e anche se questo, ahimé, sta inesorabilmente volgendo al termine, cerco di concentrarmi su quanto di bello ci aspetta ancora. C’è poco da fare, il Giappone è un paese affascinante, con una cultura ricca e variegata, un paese in cui è bellissimo girare, perdersi, parlare con la gente, osservare la realtà che ti circonda e sentirla come fosse tua, e scoprire posti nuovi.
Come il Kōyasan, la montagna sacra del Giappone. Il monte Kōya, a 900 metri di altitudine, è uno dei principali centri monastici del paese, sede della setta Shingon, corrente del buddhismo esoterico introdotta in Giappone nell’805 dal monaco Kukai, conosciuto con il nome di Kōbō Daishi: il monte ospita il suo mausoleo ed è considerato il punto di partenza e di arrivo del famoso pellegrinaggio degli 88 templi dell’isola di Shikoku. Kōbō Daishi iniziò la costruzione del complesso templare Danjō Garan nell’826 dopo aver girovagato in lungo e in largo per il paese alla ricerca del posto adatto per insediare il proprio centro religioso.
Dunque, la mattina lasciamo il nostro ryokan a Kyoto molto presto, infatti ci attende una lunga traversata per arrivare al monte, i gestori sono stati veramente gentili e disponibili, sicuramente uno dei posti migliori in cui abbia mai alloggiato (dedicherò un post agli alloggi in Giappone, promesso!) e salutarli ci commuove. Prendiamo i nostri zainetti (abbiamo fatto spedire i nostri bagagli direttamente all’hotel di Osaka per viaggiare più leggeri in questi tre giorni) e via verso la stazione.
Dicevamo, la traversata: da Kyoto prendiamo il treno che ci porta alla stazione di Shin-Osaka, poi con la loop line della JR raggiungiamo la stazione di Shin-Imamiya, dove passa la linea Nankai, che collega Osaka con Kōyasan. Man mano che ci allontaniamo da Osaka vediamo il paesaggio cambiare drasticamente: ci lasciamo alle spalle il panorama urbano, per ritrovarci in zone immerse nella natura, le case si diradano sempre più e l’aria si fa più tersa. Dopo Hashimoto, il treno (ridotto a soli due vagoni) si ferma in stazioni sempre più piccole e “cadenti”. Alla fine, arrivamo a Gokurabashi, da dove parte la funicolare che ci porterà al monte.
Ma la nostra traversata non termina qui! Infatti, dobbiamo prendere l’autobus che ci condurrà davanti al tempio dove alloggeremo: il Fukuchiin.
L’area del Kōyasan, seppur ricca, non è molto estesa e si riesce a visitare anche a piedi in una sola giornata. Tuttavia vale la pena trascorrere una notte quassù sia per poter approfittare dell’occasione di pernottare in uno degli oltre 100 templi che offrono il servizio di pernottamento (shukubo), sia per provare la celebre shōjin ryōri, la tradizionale cucina vegana buddhista.
Una volta arrivati sul monte, ci dedichiamo all’esplorazione della zona. Ci dirigiamo per prima cosa verso il complesso di Garan. Qui vista l’altitudine, per la prima volta da quando siamo in Giappone riusciamo a non patire il caldo, anzi tira una brezza piuttosto piacevole che ci facilita nel nostro girovagare.
La pagoda Konpon Daito, che si caratterizza per questo rosso molto acceso, che spicca notevolmente sul resto delle strutture in legno. All’interno della pagoda si trova la statua del Dainichi Nyorai, il Buddha Vairocana, o Buddha cosmico, alla base della dottrina Shingon.
Usciti dal complesso templare, ci dirigiamo verso il Kongōbuji, il tempio principale della setta Shingon, costruito nel 1593 e molto importante anche da un punto di vista artistico, per i suoi fusuma (porte scorrevoli) dipinti nello stile della scuola Kano. All’interno si trova il meraviglioso giardino in pietra Banryutei, il più grande del Giappone, realizzato con pietre provenienti dallo Shikoku, terra d’origine di Kōbō Daishi.
Questo giardino è bellissimo, pur non amando particolarmente i giardini zen (come vi dicevo in riferimento al Ryoanji a Kyoto!), è impossibile non rimanerne affascinati. Abbiamo potuto ammirarlo per intero passeggiando lungo lo tsuridono (la veranda) che lo circonda. Un posto magico e assolutamente da non perdere!
Alla fine della visita, ci viene servito il tè verde e con un wagashi, che consumiamo all’interno di una grande sala, dove uno dei monaci sta tenendo un breve discorso. Cogliamo l’occasione per rilassarci un po’ sorseggiando il nostro tè.
Usciamo dal tempio che è già pomeriggio, stiamo morendo di fame ma fortunatamente siamo ancora in tempo per infilarci in uno dei ristorantini lungo la strada principale, e dopo una bella porzione di ramen, tempura e sushi ci riprendiamo.
Ci rimane di andare a vedere il luogo più sacro del monte, e celebre meta di pellegrinaggio, l’Okunoin, sito in cui sorge il mausoleo di Kōbō Daishi e il più importante ed esteso cimitero buddhista del Giappone. Pensiero comune è che Kōbō Daishi, invece di essere morto, sia da dodici secoli in eterna meditazione in questa terra in attesa della venuta di Miroku Nyorai, cioè il Budda del Futuro, donando nel frattempo sollievo e salvezza a coloro che lo pregano.
L’ichinobashi (il primo ponte) segnala l’ingresso tradizionale all’Okunoin e oltrepassato il ponte inizia il cimitero, immerso completamente nella foresta.
Passeggiamo lungo la strada lastricata che percorre il cimitero in totale silenzio, colpiti da quest’aura di sacralità che ci circonda. Il luogo è molto suggestivo, dicono che attraversarlo di sera, col buio, sia un’esperienza mistica, ma noi ci siamo accontentati della luce pomeridiana, siamo ormai quasi al tramonto e tutto intorno a noi è come se fosse sospeso, immobile. Purtroppo non riusciamo ad arrivare alla fine del percorso: si sta facendo tardi e noi dobbiamo rientrare presto al tempio: la nostra cena vegana ci attende!
La giornata è letteralmente volata, e ora siamo tornati al nostro alloggio. Il tempio è bellissimo, si respira un’aura di misticismo ovunque, un luogo perfetto per ritemprare lo spirito! La stanza non è molto grande, ma i futon sono i più comodi sui quali abbia mai dormito! Mentre attendiamo la cena, che ci porteranno in camera, ne approfittiamo per indossare i nostri yukata e per rilassarci un po’.
La nostra cena
Shōjin Ryōri 精進料理 (ryōri= cucina, shōjin significa letteralmente devozione, purificazione o catarsi) è un tipo di cucina vegana che si è diffusa in Giappone contestualmente alla pratica buddhista nel VI secolo. Questa cucina esclude carne, pesce, uova e i prodotti derivati del latte, ma oltre a questo, non vengono utilizzate neppure spezie particolarmente odorose, né verdure come aglio e cipolla che, col loro gusto molto forte, coprirebbero i sapori più delicati, che invece devono essere esaltati.
Da un punto di vista meramente estetico, questa cucina è un vero spettacolo per gli occhi. Per quanto riguarda il sapore, be’, ammetto di non essere un’estimatrice. Ho apprezzato alcune cose, altre un po’ meno. In particolare, non mi è piaciuto molto il tofu con verdure bolliti nel latte di soia (è quello che si vede nella prima foto, a destra. Cliccate per ingrandire.). Inoltre, è una cucina estremamente leggera, e per una persona come me abituata a mangiare più saporito e “pesante”, non è il massimo, ecco. Per fortuna, il classico riso bianco, con la tempura di verdure (ottima!) e la miso shiru hanno aiutato a saziarmi.
Dopo questa cena purificatrice, dedicidiamo di trascorrere il resto della serata rilassandoci e godendoci la quiete che vige all’interno del tempio, e per ammirare i bei giardini. Ci sentiamo molto contemplativi, questa sera!
E soprattutto, ne approfitto per provare le onsen 温泉 del tempio, cioè le vasche termali.
Il tempio è dotato di una vasca interna e di una piccola vasca esterna (chiamata rotenburo), così dopo aver accuratamente seguito la procedura, quindi dopo aver lasciato vestiti nella cesta ed essermi lavata per bene in una delle docce vicino alla vasca, finalmente posso immergermi nell’acqua bollente! Che meraviglia!
Certo, la temperatura è piuttosto elevata e non è consigliabile rimanere immersi troppo a lungo se non si vuole collassare, ma è un vero piacere, una meravigliosa pausa ristoratrice dopo i tanti chilometri percorsi! Questa giornata sul monte Kōya si è rivelata esattamente come me l’aspettavo, e pernottare in un tempio è davvero un’esperienza unica, che vale la pena provare almeno una volta. Ormai la notte è calata e ci ritroviamo avvolti da un’atmosfera irreale, ci godiamo ancora un po’ la visione del giardino in silenzio, poi torniamo nella nostra camera: domani mattina la sveglia è alle 5.30, ci aspetta la cerimonia buddhista e poi una nuova traversata per arrivare alla prossima meta: Hiroshima!
お休みなさい (Buonanotte)
つづく
Sono estasiata! Mannaggia mannaggia, questa è stata una tappa che ho scartato perché non mi allettava l’idea di dormire (e mangiare) in un tempio, ma credo di aver perso l’occasione di vedere posti incredibilmente belli.
C’era poca gente? Dalle foto ho l’impressione che quei posti siano abbastanza deserti, e anche per questo si percepisce un senso di sacralità. Davvero bello.
Guarda, la parte del pernottamento al tempio credo sia stata la migliore, è un’esperienza che a mio parere vale la pena provare una volta nella vita! Il Koyasan è una zona molto bella, è comunque piuttosto turistica, nel senso che il nostro tempio era al completo e in giro si incontravano moltissimi turisti, anche se non c’era l’affollamento che puoi trovare a Kyoto, per esempio. Fare tappa qui ha comportato comunque una bella deviazione rispetto a un itinerario più “lineare”, e mi ha costretto a rinunciare ad altri posti che volevo vedere, ma era un luogo che ci tenevo molto a visitare, quindi sono felicissima di esserci stata!