No, non sto facendo una pozione magica! 🙂 Oggi infatti vediamo nuovi modi di dire giapponesi sugli animali. Così dopo aver analizzato come la lingua giapponese “maltratta” i nostri amici felini (qui e qui) oggi vediamo alcuni modi di dire che hanno per protagonisti le rane e i cavalli.
蛙の面に水
[kaeru no tsura ni mizu]
Letteralmente: (come) acqua (mizu) in faccia a una rana (kaeru). Esiste anche la variante con 小便 [shouben] al posto di 水 [mizu] che vuol dire pipì. E sì, non è molto carino fare pipì in faccia a una rana, ma cosa vorrà mai dire? Le rane sono abituate a stare in mezzo all’acqua, quindi essere bagnate non fa loro un grande effetto. Quindi per esteso, questa espressione si riferisce a quelle persone che rimangono totalmente indifferenti rispetto a quanto viene detto loro o a quanto gli capita. In italiano diremmo qualcuno che non si scompone, a cui una determinata cosa non fa “né caldo né freddo”. Tuttavia, nell’acccezione giapponese quest’espressione assume una nota leggermente negativa, in quanto viene utilizzata in maniera sarcastica spesso in riferimento a persone insolenti e menefreghiste.
先生がもう卒業できないって言っても、あいつには蛙の面に水だよ。
Nonostante l’insegnante gli abbia detto che non si diplomerà, questa cosa non l’ha minimamente turbato [non gliene poteva importare di meno].
O anche
彼に文句を言っても蛙の面に水だ。
Parlare con lui è fiato sprecato.
Esistono altre espressioni con un significato piuttosto simile a quello di sprecare fiato (e tempo) con qualcuno che evidentemente non lo merita, e sono queste:
馬の耳に念仏
[uma no mimi ni nenbutsu]
Che letteralmente vuol dire “Fare nenbutsu (invocare Buddha Amida) nell’orecchio di un cavallo”, che ovviamente può risultare una grossa perdita di tempo, in italiano esiste un’espressione simile che dice: “A lavare la testa all’asino, si perde il ranno e il sapone”.
馬耳東風
[baji tofu]
Letteralmente “orecchie di cavallo, vento dell’est”. Il vento dell’est sarebbe il vento tiepido primaverile che agli esseri umani fa pensare alla fine dell’inverno e del freddo, mentre alle orecchie di un cavallo non dice granché. Praticamente vuol dire non ascoltare i consigli o le idee degli altri. In italiano diremmo “gli entra da un orecchio, gli esce dall’altro”, o anche “parlare al muro”, cioè parlare a qualcuno che è evidentemente non interessato a quanto che gli viene detto.
L’ultima espressione di oggi riguarda sempre i cavalli, ma stavolta cambiamo significato 🙂
馬脚を露す
[Bakyaku wo arawasu]
Letteralmente questo modo di dire significa: mostrare (arawasu 露す) la gamba del cavallo (bakyaku 馬脚), vale a dire “tradirsi”, “rivelare la propria natura”, “mostrarsi per quel che si è”. Ma da dove deriva questa espressione?
Dal teatro, infatti bakyaku veniva chiamato l’attore che nel travestimento del cavallo, “interpretava” appunto gli arti dell’animale, e quindi se per sbaglio mostrava le sue “vere” gambe svelava il trucco, da qui per esteso il significato di “rivelare qualcosa che si cerca di nascondere”.
Alla prossima!
Bello! 🙂 (I cavalli hanno gambe e non zampe, btw)
Grazie! 🙂
In realtà all’inizio avevo scritto gambe, poi ho cambiato per evitare la ripetizione del termine, ma effettivamente avrei fatto meglio a scrivere arti. Ti ringrazio per la segnalazione, provvedo a correggere.