Oggi vi porto a Nijō-jō 二条城, il castello di Nijō a Kyoto.
I nostri programmi di viaggio a Kyoto sono stati un po’ sconvolti dalla presenza di una mia cara amica, anche lei in Giappone nel nostro stesso periodo, anche se in zone diverse: noi scendevamo da nord verso sud, mentre lei risaliva dal Kyūshū verso nord. Logica conclusione: incontrarsi a Kyoto. Ovviamente i nostri piani sono stati fatti e disfatti in continuazione, ma alla fine riusciamo a incontrarci in uno degli appuntamenti più folli che la mente potesse mai concepire: sul treno, capitando per caso nello stesso vagone, alla stessa ora. Quel genere di fortunati eventi che solamente in Giappone possono capitare.
In una calda mattina d’agosto il nostro piano, uno dei tanti, di andare a Nara insieme sfuma, e sedute alla stazione di Kyoto, tra un caffè e qualche chiacchiera, guida alla mano pensiamo a dove passare la giornata. E’ una di quelle classiche mattine in cui non c’è la voglia di fare “turismo selvaggio”, trascinandosi in estenuanti tour da un capo all’altro della città, prendere treni, autobus, raggiungere luoghi, scattare foto e tornare indietro, immortalare attimi troppo fugaci di cui alla fine non rimane che uno sbiadito ricordo, perso nella montagna di foto e di altri attimi fugaci. No, oggi abbiamo voglia di perderci, passeggiare, respirare, osservare: la vita che ti circonda, i luoghi, le persone, la realtà. Uno dei veri lussi dell’essere turista (o viaggiatore) è proprio quello di potersi fermare: nelle nostre vite di tutti giorni sempre troppo frenetiche, sempre troppo presi a correre di là e di quà come palline impazzite, è un lusso che non sempre ci si può permettere, ma che tutti penso dovremmo imporci di tanto in tanto come esercizio “spirituale”: prenderci il nostro tempo per fermarsi e osservare, che anche nella realtà quotidiana si può nascondere quel dettaglio, quella meraviglia che può risollevare le sorti di una giornata come tante altre.
Digressioni a parte, alla fine decidiamo comunque di prenderci del tempo per ammirare una delle bellezze che questa meravigliosa città può offrire: è deciso, si va al castello di Nijō.
Il castello, una meraviglia architettonica realizzata nel 1603 come residenza a Kyoto dello shogun Tokugawa Ieyasu, il primo degli shogun Tokugawa che governarono il Giappone per più di 200 anni, prima della forzata apertura e occidentalizzazione del paese. Alla fine dello shogunato Tokugawa, il castello prima fu utlizzato come residenza imperiale, infine fu donato alla città e aperto al pubblico, Dal 1994 è patrimonio UNESCO dell’umanità. Lo stile architettonico è molto diverso dagli altri castelli giapponesi come Himeji o Matsumoto, tipici esempi questi di castelli feudali: qui lo stile è molto più vicino alle influenze cinesi dei secoli precedenti.
In ogni caso, si tratta di un luogo bellissimo dove potersi perdere per un po’, e aver quasi la sensazione di tornare indietro nel tempo. Le bellissime stanze del palazzo Ninomaru, la residenza shogunale, dove lo shōgun riceveva i daimyō delle varie province: la storica Ohiroma, Ichi-no-ma e Ni-no-ma, luogo in cui lo shōgun Tokugawa Yoshinobu nell’ottobre del 1867 riunì gli attendenti dei diversi clan per annunciare la restaurazione del potere imperiale, che traghettò il paese in una nuova epoca. Quasi si riesce a percepire quel senso di fine e di cambiamento che deve aver pervaso queste stanze nei secoli.
Camminiamo tra le varie stanze del complesso, facendoci accompagnare dal piacevole scricchiolìo del pavimento: il famoso 鴬張り [uguisubari], cioè il pavimento dell’usignolo, una sorta di sistema di allarme che permetteva di scovare eventuali intrusi. Come ci hanno spiegato, le assi venivano posizionate in modo che, calpestando il pavimento, queste sfregano tra loro producendo un suono simile al canto dell’usignolo. Non possiamo poi fare a meno di ammirare i bellissimi disegni della scuola Kano sui fusuma, i pannelli scorrevoli, in particolare quelli della sala Kuro-shoin, dove lo shōgun incontrava i daimyō dei possedimenti feudali dei Tokugawa, o i daimyō discendenti di coloro che avevano supportato Ieyasu durante la battaglia di Sekigahara.
Pezzi di storia del Giappone che si susseguono, un luogo che trasmette un senso di solennità, ma anche di serenità.
Usciamo dal palazzo, dopo esserci presi tutto il tempo del mondo, e anche quello per fare un altro giro, poi ci dedichiamo ai giardini che circondano il castello: quello di Ninomaru, adiacente al palazzo, è un meraviglioso giardino nello stile tradizionale dell’architettura residenziale: una passeggiata piacevole nel verde, in cui fermarsi a osservare il laghetto e le sue piccole isole, l’isola della felicità eterna, della gru e della tartaruga: simboli benauguranti in Giappone, per una lunga vita felice. Certo, il caldo purtroppo non aiuta mai a godere appieno delle meraviglie della natura, ma camminare accompagnati dal frinire delle cicale sta diventando ormai una piacevole abitudine. Se invece ci andate in questo periodo, non mancate la meravigliosa fioritura dei circa quattrocento ciliegi piantati lungo i sentieri del giardino, e prendetevi il tempo per assaporarne pienamente la bellezza.
Un percorso che si snoda tra acqua, pietre e alberi, i tre elementi essenziali del giardino giapponese, una riproduzione fedele della natura.
E anche del passare delle stagioni: la diversa varietà di piante, con il loro mutare nei colori e nelle forme in base alle stagioni, non fa altro che ricordarci del tempo che scorre, e dei cambiamenti che porta con sé.
Nonostante tutto, è piuttosto facile qui perdere la cognizione del tempo e dello spazio, ma è una passeggiata che ti rimette in pace con lo spirito. Ovviamente, però, non siamo fatti di solo spirito 🙂 quindi dopo aver trascorso molto tempo a perderci tra le pieghe della storia del Giappone, è giunto il momento di dedicarci a cose più terrene: è ora di pranzo, e la fame inizia a farsi sentire.
Ci lasciamo consigliere da uno dei custodi, che ci ha dato una chicca che voglio proprio condividere: a pochissimi passi dal castello c’è un ristorantino-izakaya di cucina di Okinawa. Il nome è Rakuen Shuke Charanke [楽園酒家チャランケ], o Cooking garden restaurant Charanke, un piccolo e coloratissimo angolo di Okinawa in pieno centro a Kyoto, che ci è stato consigliato soprattutto per la sua birra alla spina (eccezionale!). Che dire, il locale è molto carino e il cibo delizioso, abbiamo mangiato degli ottimi yakisoba in stile Okinawa, per non parlare della bellissima atmosfera: per un attimo, ci dimentichiamo di essere in città e ci sembra veramente di essere in un bar affacciato sul mare.
Foto tratte da:
http://jamhouse.info/charanke-kyoto/
Per finire, vi lascio qualche info utile:
Castello di Nijō
Orario: Dalle 8:45 alle 17:00 (ultimo ingresso alle 16:00)
Chiusura: martedì in gennaio, luglio, agosto, dicembre, dal 26 Dicembre al 4 Gennaio
Tariffa: 600 yen
Cooking garden Charanke Restaurant
313 Yawatacho Nakagyo Ward, Kyoto, Kyoto Prefecture
Orario:
12:00-15:00 pranzo
18:00-24:00 cena
Wow, mi sono talmente immersa nella lettura che per un istante mi è sembrato di essere lì. Questo palazzo è stupendo, adoro questa architettura semplice ed elegante. Il piatto della foto (oltre ad essere molto invitante) assomiglia tantissimo ai piatti di tagliolini che mangiavo in Cina.
Grazie! 🙂
Sì, il castello di Nijo è veramente bello, uno dei luoghi che più amo a Kyoto. Il piatto di yakisoba del ristorante era veramente superlativo, molto simile agli yakisoba normali, con in più una salsa molto buona in cui intingerli, come si fa con gli zaru soba.