Buongiorno a tutti, oggi torniamo a parlare di espressioni idiomatiche e modi di dire legati al mondo animale. Se vi ricordate, abbiamo parlato di gatti (qui e qui) e ancora di rane e cavalli, oggi vediamo altri due importantissimi membri del regno animale: il cane e la scimmia, e iniziamo subito con un modo di dire che li riguarda entrambi.
Lo sapevate? In Giappone, infatti, si litiga come cane e scimmia!
犬猿の仲
[ken’en no naka] o [inu to saru no naka]
Letteralmente vuol dire: rapporto (naka) tra cane e scimmia. In pratica, indica una cattiva relazione tra due persone. Prendiamo ad esempio la frase:
マリアとジューリアは犬猿の仲だ。 [Maria to Giulia ha ken’en no naka da]
Il significato di base di questa frase è: Maria e Giulia non vanno d’accordo.
Ma l’espressione idiomatica “essere come cane e scimmia” in italiano può tradursi con l’equivalente “essere come cane e gatto”, che appunto si dice di due persone che litigano sempre, e non vanno per niente d’accordo. In base al contesto, questa espressione potrebbe anche essere resa con “non corre buon sangue tra le due” oppure “sono ai ferri corti”. Tutte queste espressioni indicano un pessimo rapporto tra due persone, che non riescono proprio a sopportarsi, e traducono abbastanza bene l’originale giapponese.
Ma perché proprio cane e scimmia? La rivalità tra cane e scimmia in Giappone risale all’antichità, da sempre infatti sono considerati due animali che mal si sopportano e che si fanno i dispetti l’un l’altro, anche se l’uso idiomatico deriva probabilmente dalla storia di Momotarō. La conoscete tutti la favola del “ragazzo della pesca”, vero? E’ una delle più celebri fiabe giapponesi. Comunque, Momotarō nel suo viaggio verso l’isola degli orchi (Oni ga shima) si fa accompagnare da tre aiutanti: il cane, la scimmia e il fagiano, ma i primi due durante il viaggio spesso si azzuffanno e litigano, riflettendo appunto questa tradizionale credenza.
犬も歩けば棒にあたる
[Inu mo arukeba bou ni ataru]
Letteralmente: un cane che se va in giro, rischia di essere colpito da un bastone.
Questo modo di dire è interessante, perché può essere interpretato in due modi diversi: il fatto di essere “colpiti da un bastone”, infatti, assume sia il significato di evento sfortunato, che quello di avvenimento fortunato. Ma com’è possibile? In effetti, il significato originario di questa espressione è negativo: se uno si dà troppo da fare, va in giro e fa cose rischia che gli capiti qualcosa di brutto. Sarebbe a dire che va a cercarsi i guai. Tuttavia, nell’accezione attuale, questo modo di dire viene interpretato come un evento positivo: questo probabilmente deriva dall’influenza del verbo ataru [当たる], che può assumere il senso di trionfo, avere successo, avere buoni risultati. In quest’ottica, quindi, il bastone da cui si viene colpiti è in realtà un evento fortunato a cui si va incontro facendo qualcosa. Praticamente, un significato totalmente opposto a quello originario. Può sembrare un controsenso, ma in realtà non lo è, se ci si pensa: infatti, è altamente probabile che le persone (e i cani ^^) attivi, che si muovono e si danno molto da fare si imbattano in qualcosa di inaspettato, e questo può essere sia qualcosa di bello, che di brutto. Insomma, se usciamo di casa, potrebbe succedere che ci cada un vaso in testa, o potremmo incontrare l’amore della nostra vita: se stiamo fermi a casa a non far nulla, di sicuro nulla accade.
Curiosità: conoscete il karuta かるた? Si tratta di alcuni giochi di carte tradizionali, solitamente giocati a Capodanno, come ad esempio Uta Karuta, cioè “le carte dei 100 poeti”. Tra i vari giochi, c’è l’Iroha Karuta, la versione più semplice usata dai bambini giapponesi per imparare i kana attraverso vari proverbi giapponesi. Indovinate? Nella variante Edo Iroha, la prima carta, quella di い, ha raffigurato proprio questo modo di dire.
見猿聞か猿言わ猿
[mizaru, kikazaru, iwazaru]
Be’, loro le conosciamo tutti, vero? Le tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo.
Da noi, questa espressione ha assunto il significato di omertà, fraintendendo la gestualità delle tre scimmie: il far finta di nulla e non impicciarsi di cose che devono restare fuori dalla nostra attenzione. In realtà però quel non vedere, non sentire e non parlare, si riferiscono al male: non vedere il male, non sentire il male e non dire il male (a volte le tre scimmie sono accompagnate da una quarta, shizaru: non fare il male, raffigurata a mani incrociate). Le tre scimmie sagge, raffigurate in una cornice di legno del santuario Tōshōgū a Nikkō, hanno quindi un significato positivo e di rifiuto per tutto ciò che è malvagio.
Questa espressione nasconde anche un gioco di parole: infatti, –zaru oltre ad essere la versione sonorizzata di saru 猿, cioè scimmia, è anche -ざる, cioè il suffisso negativo del verbo giapponese: letteralmente mizaru 見ざる vuol dire quindi non vedere.
E infine un proverbio:
猿も木から落ちる
[saru mo ki kara ochiru]
Anche le scimmie cadono dagli alberi.
Vale a dire che per quanto si possa essere bravi o esperti nel fare qualcosa, come le scimmie a saltare da un albero all’altro, l’errore è sempre dietro l’angolo. Potremmo dire che anche i migliori possono sbagliare, o che nessuno è perfetto.
Oppure, per fare una citazione latina, Quandoque bonus dormitat Homerus, cioè talvolta anche il buon Omero sonnecchia, nel senso che anche i sommi artisti a volte hanno cadute di stile, e non sempre riescono ad essere all’altezza della propria fama.
Anche per oggi è tutto, alla prossima 🙂