*Poi un giorno apriremo un capitolo a parte sui miei titoli a dir poco geniali! :P*
Titoli a parte, oggi vi parlo degli yojijukugo 「四字熟語」, non fatevi spaventare, è meno difficile di quel che sembra, mi riferisco infatti a quelle parole, o espressioni idiomatiche, che si compongono di quattro kanji. Fino a qui nulla di complicato, vero? Ma vedendo più nel dettaglio, ci accorgiamo che spesso queste parole indicano proverbi o modi di dire, come alcune che abbiamo già trattato in passato (Ricordate? 十人十色, dieci persone, dieci colori, o 小春日和, la piccola primavera), espressioni che difficilmente in italiano sono riassumibili in una sola parola. Molti yojijukugo sono di origine cinese, derivano infatti dalle cosiddette chengyu 成语, ovvero frasi idiomatiche, la maggior parte delle quali è composta appunto da quattro kanji. La stessa parola yojijukugo è uno yojijukugo, ci avete fatto caso, mal di testa a parte? ^_^ Si compone infatti di quattro kanji: 四 (quattro), 字 (caratteri) 熟語 (idioma) = idioma a quattro kanji. Facile, no? 😀
Vediamone ora qualche esempio, il primo è senz’altro il più conosciuto, vale a dire…
一石二鳥
[issekinichō]
一(Una) + 石(Pietra) + 二(Due) + 鳥 (Uccelli)
Letteralmente, una pietra, due uccelli. Il significato di questa espressione mi sembra piuttosto chiaro, ed equivale al nostro “prendere due piccioni con una fava”. Questo modo di dire deriva direttamente dal proverbio inglese, kill two birds with one stone, cioè uccidere due uccelli con una pietra. Violenze contro gli uccelli a parte, l’idea alla base è quella di ottenere un doppio risultato con poca fatica, o potremmo anche dire minimo sforzo, massima resa.
Se quindi nella lingua inglese (e in quella giapponese, di riflesso), i piccioni vengono presi a suon di sassate, da noi invece si acchiappano con le fave. Ma sapete il motivo? Il proverbio italiano si riferisce a un metodo di caccia al piccione selvatico, in cui si usava come esca una fava legata a un filo fissato a terra per poi catturarlo, come se si trattasse di un pesce che abbocca all’amo. Interessante, no?
一期一会
[ichigoichie]
一 (Un) + 期 (Periodo/Tempo) + 一 (Un) + 会(Incontro)
Letteralmente un lasso di tempo (o una vita), un incontro. Vale a dire che ogni incontro è un fatto unico e irripetibile nella vita di ognuno di noi, pertanto ogni occasione di incontro che ci accade va sfruttata ed apprezzata al massimo, perché potrebbe non capitarci mai più. Si tratta di un concetto che è profondamente legato ai precetti della cerimonia del tè come sono stati trasmessi dal maestro Sen no Rikyū (a cui si attribuisce questa espressione), con un’idea di fondo connessa alla caducità e alla transitorietà della vita e degli incontri che facciamo, che vanno quindi intesi come qualcosa di prezioso e irripetibile. Credo che questo sia un insegnamento molto importante, di cui ciascuno di noi dovrebbe fare tesoro: il valore di un singolo incontro in un mondo in cui incontrarsi è sempre più difficile.
悪因悪果
[akuin’akka]
悪 (Cattive) + 因 (Cause) + 悪 (Cattivi) + 果 (Effetti)
Letteralmente cattive cause, cattivi effetti. Vale a dire, un’azione cattiva o malvagia, non può che produrre effetti negativi. Potremmo anche dire che il male genera altro male. L’origine di questa espressione la troviamo, come può risultare abbastanza evidente, all’interno delle sacre scritture buddhiste, ed è strettamente legata al concetto di retribuzione karmica, nonché di inga 「因果」, il rapporto di causa-effetto. In italiano lo potremmo rendere con “si raccoglie ciò che si semina”, o anche “chi semina vento raccoglie tempesta”, per cui appunto chi fa del male, riceverà un danno maggiore di quello arrecato. Altrimenti, se lo vogliamo esprimere in modo più terra terra, potremmo anche dire semplicemente che chi la fa, l’aspetti, com’è esemplificato alla perfezione nell’immagine qui di seguito…
Con questo è tutto, alla prossima! 🙂
Uau! Resto sempre a bocca aperta davanti a persone che hanno una conoscenza così approfondita delle lingue e in particolare del giapponese! Grazie per questo post! Che differenza c’è tra 熟語 e 語?
Ciao cara, ti ringrazio! Anche se sono sicura che in giro ci sono persone che sicuramente ne sanno molto più di me! 🙂
Hai ragione, forse quel punto l’ho trattato un po’ velocemente, comunque per farla breve 語 (go) semplicemente vuole dire “parola” oppure “lingua” o “linguaggio”, e solitamente viene usata come suffisso. In 熟語 (jukugo) quindi vuol dire idioma o espressione idiomatica. Si tratta della parola che si usa anche per indicare le lingue, ad esempio per dire italiano in giapponese alla parola イタリア (Italia) si attacca il suffisso 語, quindi イタリア語 = italiano (oppure lingua italiana). Spero sia chiaro! 🙂
Proprio ultimamente volevo iniziare a studiarli per bene, creando i mazzi per le ripetizioni su Anki per ficcarmeli in testa. Li trovo un modo meravigliosamente efficace per esprimere un concetto complesso in poco spazio 🙂
(e i tuoi post sul giapponese sono sempre uno spunto per imparare cose nuove!)
Ciao Elena, ti ringrazio! 🙂 Ottima idea quella dei mazzi su Anki, dovrei seguire il tuo esempio! 🙂 Gli yojijukugo sono davvero numerosi, e vorrei tanto impararne molti di più di quelli che già so.
(E scusami per il ritardo con cui ho risposto al tuo commento!)
Uelà! Non mi è arrivata la notifica di questo tuo post 👿
Anzi, se clicco sul nome del tuo blog mi appare la scritta che è privato e bisogna mandare un avviso per essere invitati 😕
Ho dovuto fare il giro del villaggio per aggirare il Fuji 😀
Questo articolo è interessantissimo <3
Ciao
Sid
Ciao Sid, ti ringrazio, sono contenta ti sia piaciuto l’articolo!! 🙂
Invece, mi spiace molto per la notifica e per i problemi, non so cosa ha combinato wordpress, ora cerco di risolvere il problema! Grazie per avermelo segnalato, vediamo che riesco a fare!