Festività giapponesi: Setsubun

Si desta la primavera-
alla follia, nuova
follia si aggiunge

Kobayashi Issa
(Il muschio e la rugiada. Antologia di poesia giapponese.
A cura di Mario Riccò e Paolo Lagazzi)

Forse non lo sapete, ma il 3 febbraio in Giappone si celebra la fine dell’inverno e ci si prepara ad accogliere la primavera, in una festa che può essere considerata una sorta di capodanno: sto parlando del setsubun 節分probabilmente una delle tradizione arcaiche giapponesi più interessanti, legata all’antico calendario lunisolare.

Immagine tratta da gotokyo.org
Immagine tratta da gotokyo.org

Il termine setsubun letteralmente significa divisione delle stagioni (da setsu= stagione, periodo; bun 分 = divisione), e si tratta di un giorno particolare in quanto segna la fine di un periodo e l’inizio di un altro.

I setsu o sekki costituiscono all’interno del calendario una sorta di piccole stagioni, e se ne incontrano 24, in base al computo solare dell’anno. Nell’ambito di questa suddivisione dell’anno, i solstizi e gli equinozi non sono considerati l’inizio, bensì il centro delle rispettive stagioni. Quindi a fronte dei due equinozi e due solstizi (shunbun – equinozio di primavera; geshi – solstizio d’estate; shūbun – equinozio d’autunno; tōji – solstizio d’inverno), abbiamo altrettanti sekki che segnano, invece, l’inizio della stagione (risshun – inizio della primavera; rikka – inizio dell’estate; risshū – inizio dell’autunno; rittō – inizio dell’inverno). Il giorno precedente il passaggio alla nuova stagione è chiamato appunto setsubun. Nel corso dell’anno quindi i setsubun sarebbero quattro, tuttavia l’unico che ancora oggi si festeggia è quello legato all’inizio della primavera (risshun), giorno che cade fisso tra il 4 e il 5 febbraio e che nell’antico computo solare veniva grossomodo identificato con l’inizio del nuovo anno, rendendo di fatto il setsubun di primavera l’ultimo giorno dell’anno e la fine del ciclo solare:  in esso è quindi evidente la coscienza di un cambiamento dell’anno, che segna l’inizio di una lunga preparazione in vista della stagione della semina. Da qui le usanze legate alla purificazione e all’allontanamento degli spiriti maligni, che possono rientrare a pieno titolo nelle tradizioni del Capodanno.

I riti del setsubun

L’usanza del setsubun ha origine cinese, nell’ambito della religione popolare Nuo, è giunta poi in Giappone già durante l’VIII secolo. Ma è a partire dall’epoca Muromachi (1336-1573) che acquisisce un’importanza sempre maggiore. Le celebrazioni di questo antico rito le troviamo sia nei santuarsi shintoisti, sia nei templi buddhisti, oltre che all’interno delle famiglie.

Immagine tratta da japanlover.me
Immagine tratta da japanlover.me

setsubun

Il rito principale di questa giornata è costituito dal mamemaki (豆撒き), cioè il lancio dei fagioli di soia tostati, volto a scacciare i demoni. Nelle case, uno degli uomini di famiglia, identificato come il toshi otoko (年男l’uomo dell’anno) indossa una maschera da demone e contro di lui vengono appunto lanciati i fagioli da soia tostati, al grido di: “Oni wa soto! Fuku wa uchi!”  che significa “Demoni fuori! Fortuna dentro!” 「鬼は外! 福は内!」. Dopo questo rito, ogni membro della famiglia deve mangiare tanti fagioli quanti sono i propri anni, più uno per l’anno che sta iniziando. Vengono utilizzati i fagioli di soia in quanto considerati alimento sacro da offrire agli dei, e vengono tostati per far sapere ai demoni che essi potranno venire quando quei fagioli germoglieranno: vale a dire, mai!

Nei santuari e nei templi, invece, il rito ha un aspetto più chiaramente augurale: i fagioli vengono infatti lanciati sulla folla da notabili (attualmente si ricorre per lo più a politici, attori o personaggi famosi) nati sotto lo stesso animale dell’anno che entra.

setsubunUn’altra usanza di buon auspicio, che si è diffusa dalla zona del Kansai e oggi è praticata in tutto il paese, è quella di mangiare un rotolo intero di makizushi, un tipo di sushi avvolto dall’alga nori: per portare fortuna deve essere mangiato in silenzio fino all’ultimo boccone, guardando verso la direzione propizia (ehō, 恵方) dell’anno, che dipende da particolari canoni dello zodiaco cinese, e che per il 2023 è sud, sud-est.

E ora, vi lascio con una nota a margine, con l’elenco dei 24 setsu che scandiscono l’anno in Giappone, e ricordando che le principale feste e rituali tradizionali in Giappone vengono principalmente suddivisi in quattro tempi che vedono, da un lato, gli antichi riti agrari legati ovviamente alle stagioni agricole, la primavera e l’autunno, da un lato i riti buddhisti, consacrati agli antenati e ai defunti che scandiscono a loro volta l’anno in quattro tempi, in base al ritorno dei morti: due legati agli equinozi (gli higan), uno alla vigilia del nuovo anno, e uno a metà anno (in estate, con le festività dell’o-bon).

Risshun (立春), inizio della primavera (4 febbraio)
Usui (雨水), acqua di pioggia (19 febbraio)
Keichitsu (啓蟄), risveglio degli insetti (5 marzo)
Shunbun (春分), momento centrale della primavera: l’equinozio (21 marzo)
Seimei (清明), luminosità pura (5 aprile)
Koku-u (穀雨), pioggia di cereali (20 aprile)

Rikka (立夏), inizio dell’estate (6 maggio)
Shōman (小満), le spighe si formano (21 maggio)
Bōshu (芒種), semina del riso (6 giugno)
Geshi (夏至), culmine dell’estate: solstizio (21 giugno)
Shōsho (小暑), piccolo caldo (7 luglio)
Taisho (大暑), grande caldo (23 luglio)

Risshū (立秋), inizio dell’autunno (7 agosto)
Shosho (処暑), fine del caldo (23 agosto)
Hakuro (白露), rugiada bianca (8 settembre)
Shūbun (秋分), momento centrale dell’autunno: l’equinozio (21 settembre)
Kanro (寒露), rugiada fredda (8 ottobre)
Sōkō  (霜降), gelata grigia (23 ottobre)

Rittō (立冬), inizio dell’inverno (7 novembre)
Shōsetsu (小雪), piccola neve (22 novembre)
Taisetsu (大雪), grande neve (7 dicembre)
Tōji (冬至), culmine dell’inverno: il solstizio (22 dicembre)
Shōkan (小寒), piccolo freddo (6 gennaio)
Daikan (大寒), grande freddo (20 gennaio)

Fonte: Feste e stagioni in Giappone di Francesco Dentoni

Daniela

Yamatologa per caso, traduttrice per passione, sognatrice di professione. Un vita in bilico tra Roma e il Giappone, e una passione per la fotografia, la cucina, i libri e i gatti.

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