I dialetti giapponesi

Oggi si torna a parlare di lingua giapponese, e lo faccio introducendovi il mondo dei dialetti giapponesi, un mondo decisamente ricco di sfumature. Non so perché, ma all’inizio dei miei studi universitari, era radicata in me la convinzione che il giapponese fosse una lingua priva di grosse varianti regionali, una lingua “standard” e uguale in tutto il paese. Questa convinzione immagino fosse dovuta alla serie di “miti” che circondano il Giappone, come quello dell’omogeneità giapponese, dell’unicità e quasi impossibilità della sua lingua, miti che con il passare degli anni e delle conoscenze vengono via via smontati, o perlomeno rivalutati. Diciamo che solo qualche tempo dopo, davanti al mio primo maido ōkini 毎度おおきに(con conseguente faccia a punto di domanda), mi resi conto di quanto la lingua giapponese fosse ricca e variegata rispetto alle mie convinzioni, e fu così che scoprii l’esistenza dei dialetti giapponesi. Ma procediamo con ordine.

Il mito dell’unicità della lingua giapponese è un mito fino a un certo punto, nel senso che si tratta di un idioma che non apparterebbe a nessun ceppo linguistico conosciuto (sebbene alcune teorie la colleghino al ceppo delle lingue altaiche – lingue dell’Asia centrale e orientale, come le lingue turche, mongoliche, ecc.). La lingua giapponese pertanto viene considerata una lingua isolata, per l’impossibilità di ricostruire con sicurezza la sua origine, e sarebbe parte di un gruppo linguistico autonomo insieme alle lingue ryūkyūane (il gruppo delle isole di Okinawa). Inoltre, l’isolamento dato dal mare per quanto riguarda le influenze esterne ha fatto sì che la lingua mantenesse nei secoli le proprie peculiarità.

Lo sviluppo dei dialetti giapponesi

Il fatto che il Giappone presenti una grande varietà di dialetti si deve innanzitutto alla conformazione geografica del paese: il territorio montuoso, diviso spesso in valli separate da barriere naturali ha infatti favorito lo svilupparsi dei diversi dialetti. Questo anche perché, fino ad un’epoca relativamente recente, gli scambi tra le varie regioni del Giappone sono stati piuttosto scarsi, per via delle barriere naturali che impedivano di fatto la comunicazione tra le diverse zone del paese, senza contare il fatto che il Giappone era privo di una vera e propria lingua nazionale: tutti questi fattori portarono a un veloce sviluppo dei dialetti in Giappone.

I dialetti e le differenze linguistiche si marcano in particolare durante il periodo Edo (1607-1868), epoca che si caratterizza per la rigida divisione in classi sociali che porterà, ovviamente, a profonde differenziazioni anche nell’uso della lingua. Oltre a questo, non vanno dimenticate le barriere imposte dal bakufu che divise rigidamente l’arcipelago in 260 domini feudali vietando il passaggio tra i vari feudi, andando a esacerbare ulteriormente l’isolamento delle diverse comunità del Giappone.

Questa situazione si protrae fino all’epoca Meiji (1868-1912), periodo in cui si inizia ad avvertire la necessità di una lingua unica, a seguito delle numerose riforme che investirono il paese e che lo proiettarono rapidamente nell’era moderna. Fu quindi con l’adozione del dialetto di Tokyo, e con l’introduzione dell’istruzione obbligatoria che inizia il rapido diffondersi della lingua unitaria che porterà necessariamente al livellamento dei dialetti e alla loro sopraffazione da parte della nuova lingua nazionale. D’altra parte però, si verifica anche un fenomeno inverso, cioè che alcune peculiarità dei dialetti culturalmente più evoluti vengano introdotte e accettate nella lingua nazionale: si vede quindi come molti vocaboli e inflessioni dialettali siano ormai entrati a far parte del patrimonio linguistico nazionale.

I dialetti giapponesi: quanti e quali sono?

Wikipedia Commons
Wikipedia Commons

Oltre a una prima distinzione tra i dialetti giapponesi e quelli delle isole Ryūkyū, considerati come un linguaggio autonomo, sebbene spesso finiscano per essere inclusi tra le varietà del giapponese, si tende a distinguere i dialetti del Kyūshū come un linguaggio a parte rispetto agli altri dialetti del Giappone, che si suddividono in due famiglie: quelli occidentali, o del Kansai, e quelli orientali, o del Kantō.

Come si può dedurre guardando alla storia del Giappone, in epoca classica, la prevalenza politica e culturale era del Giappone occidentale, con la corte di Kyoto, di conseguenza l’idioma del Kinki (la zona di Kyoto e Osaka) fu assunto come lingua nazionale, e in questo si espresse la letteratura. È dal periodo Kamakura, con il potere preso dai militari del Kantō, che il dialetto del Giappone orientale cominciò man mano a imporsi.

Tra i dialetti del Kantō, o per meglio dire del Giappone orientale, si annoverano tradizionalmente:

> I dialetti dell’Hokkaidō.

> Il dialetto del Tōhoku, uno dei più difficili da capire, e molto diverso rispetto al giapponese standard, in cui molti suoni di consonanti e vocali cambiano.

> Il dialetto del Kantō occidentale e di Tokyo, il giapponese che siamo abituati a sentire, o giapponese standard.

> I dialetti delle prefetture di Nagano, Yamanashi e Shizuoka, che hanno molti punti in comune con il dialetto del Kantō occidentale, sebbene abbiano risentito delle influenze dei dialetti del Kansai.

Tra i dialetti del Kansai, o del Giappone occidentale, si annoverano:

> I dialetti delle prefetture di Aichi e Gifu, che tuttavia risentono delle influenze del dialetto di Tokyo. Tra questi il più importante è quello di Nagoya.

> Il gruppo più importante è costituito dai dialetti del Kinki, vale a dire i dialetti di Osaka e Kyoto, che  si differenzia dal dialetto di Tokyo per l’accento e la maggiore enfasi sulle vocali.

> I dialetti di Shikoku, maggiormente legati al giapponese classico: la prefettura di Kochi, infatti, conserva quasi intatto l’accento del dialetto di Kyoto del periodo Edo.

> I dialetti di Chūgoku.

I dialetti del Kyūshū, come si diceva all’inizio, si distinguono nettamente dagli altri dialetti, e sono difficilmente intellegibili dagli altri giapponesi, e si caratterizzano per una forte impronta arcaica, che ha forme tipiche del periodo Muromachi.

[Nota: questa distinzione dei dialetti giapponesi è tratta da I dialetti del Giappone, di Romano Vulpitta, rivista Il Giappone n. 4 (ottobre 1961)]

Dialetti del Kansai 関西弁

Wikipedia Commons
Wikipedia Commons

Tra i dialetti giapponesi, sicuramente quello del Kansai, o per essere più precisi del Kinki, la zona che include le città di Osaka, Kyoto e Kobe, è sicuramente il più importante e conosciuto, parlato da ben 22 milioni di giapponesi che vivono nella regione del Kinki. Si tratta di un dialetto facilmente riconoscibile, che ha alcune caratteristiche peculiari:

La contrazione di alcune parole

Kansai ben = yō  よう >  Giapponese standard = yoku よく [bene, buono]

Kansai ben = omoroi  おもろい >  Giapponese standard  omoshiroi おもしろい   [divertente]

Il suono “s” sostituito dal suono “h”

Suffisso –Han はん >  -San さん

Mahen まへん >  -Masen ません

Desu e le sue varianti sostituito da ya

Ya や > Desu / Da です だ

Yarou  やろう > Darou だろう

Vocali lunghe che vengono accorciate in alcune parole, e in altre vocali corte che vengono allungate

Iko 行こ > Ikō 行こう    [andiamo]

Tee 手え >  Te 手         [mano]

La forma negativa –nai, sostituita da –hen

Yomahen 読まへん =  Yomanai 読まない

10 parole tipiche del Kansai

1. Ahō 阿呆 あほう = Baka ばか                                                 [stupido, scemo]

2. Akan あかん = Dame ダメ                                                     [impossibile]

3. Chau ちゃう = contrazione di Chigau   違う                         [diverso, sbagliato]

4. Ee ええ =   Ii いい                                                                     [buono, va bene]

5. Honma ほんま = Honto 本当                                                 [veramente, davvero]

6. Maido 毎度 =   Doumo どうも                                            [espressione di saluto/ringraziamento]

7. Metcha-mutcha めっちゃ、むっちゃ =  Totemo とても    [molto]

8. Nanbo なんぼ =  Ikura いくら                                              [quanto?]

9. Ookini 大きに =   Arigato ありがとう                                 [grazie]

10. Oru おる = Iru いる                                                               [esserci/esistere (per umani e animali)]

 

Line store
Line store

Altri articoli dedicati ai dialetti giapponesi li trovate su:

Hanami Blog: dialetti giapponesi

Sakura Magazine: dialetto Kansai

Bibliografia: Kinki Japanese. The dialects&culture of the Kansai Region. DC Palter and Kaoru Horiuchi.

 

Daniela

Yamatologa per caso, traduttrice per passione, sognatrice di professione. Un vita in bilico tra Roma e il Giappone, e una passione per la fotografia, la cucina, i libri e i gatti.

No Comments Yet

Lascia qui un commento :)