Il 21 giugno il solstizio d’estate ha finalmente dato inizio alla stagione calda, ci attendono lunghe giornate di sole e di afa, speriamo non troppo insopportabile, e come di consueto, approfitto di questo cambio di stagione per studiare le tradizioni giapponesi legate al mutare delle stagioni. Oggi quindi vi parlo di un dolcetto poco conosciuto, il minazuki 水無月, un wagashi tipico dell’inizio dell’estate, che viene mangiato a Kyoto in questo periodo, in particolare il 30 giugno, ultimo del mese e giorno dell’Ooharae (大祓え), vale a dire il giorno della purificazione dai peccati (se vogliamo, una sorta di capodanno estivo, che segna l’inizio della stagione calda, e che introduce al periodo in cui i defunti tornano in questo mondo, l’obon, di cui vi parlerò presto).
Probabilmente non lo sapete, ma minazuki 水無月 è l’antico nome del mese di giugno, oggi chiamato rokugatsu 六月 (letteralmente: sesto mese). Il nome 水無月 può essere letto come il mese (月) senza (無) acqua (水). Eppure, come sappiamo bene, giugno in Giappone è noto per essere il mese del tsuyu 梅雨, cioè la stagione delle piogge. Quindi, come stanno le cose? In realtà, il kanji 無 in questo contesto viene utilizzato per indicare la particella chiamiamola di “specificazione” の, quindi il nome andrebbe letto come il mese dell’acqua. Questo perché sin dall’antichità il mese di giugno veniva identificato come un mese in cui l’acqua abbonda, sia per le piogge frequenti, sia perché questo è il periodo in cui i contadini annaffiavano i campi di riso.
Minazuki: il primo giorno del ghiaccio
La tradizione di mangiare questo dolce di giugno deriva da un’antica usanza, che risale all’epoca Muromachi (1333-1568): infatti, il primo giorno del sesto mese (che oggi corrisponderebbe circa al 27 giugno) veniva identificato come koori no sekku 氷の節句 o koori no sakujitsu 氷の朔日, vale a dire il primo giorno del ghiaccio.
In questo particolare giorno ci si radunava a Corte per celebrare l’inizio della stagione calda, e con l’occasione venivano portati in dono dei blocchi di ghiaccio presi da una sorta di celle frigorifere chiamate himuro 氷室 (la stanza del ghiaccio) che erano state predisposte nelle montagne, atte alla conservazione di questo bene preziosissimo.
Se siete stati a Kyoto in estate, avrete sicuramente bene in mente il grado di calore e di umidità che si raggiunge in questa città, possiamo dunque immaginare quanto in tempi antichi il ghiaccio fosse considerato un bene inestimabile, in grado di donare refrigerio nelle lunghe giornate d’estate. Ovviamente però questo valeva per i dignitari di corte, la situazione per il popolo era ben diversa; tuttavia, aguzzando l’ingegno, si trovò se vogliamo un’alternativa al ghiaccio, e così nell’intento di imitare le classi più alte, iniziò a diffondersi l’usanza di consumare dei dolci la cui forma ricordava appunto i pezzi di ghiaccio consumati a corte, trovando a suo modo refrigerio durante la calura estiva.
Il dolce ha una forma triangolare, che sembrerebbe ricordare appunto la forma originaria dei pezzi di ghiaccio consumati a corte, ed è costituito da una base di farina di riso glutinoso (chiamato uiro, molto simile al mochi ma un po’ più leggero di quest’ultimo), il cui colore bianco andava appunto a ricordare quello del ghiaccio, al di sopra della quale ci sono i fagioli azuki bolliti in acqua e zucchero per addolcirli, e il cui scopo è quello di protezione dagli spiriti malvagi. Il minazuki è quindi tradizionalmente bianco, ma oggi viene venduto anche nella versione al gusto matcha.
Posso facilmente immaginare che questo dolcino non abbia avuto un reale effetto refrigerante (potere della suggestione!) tuttavia questa usanza si è protratta fino ad oggi e come dicevo all’inizio, il minazuki viene tradizionalmente consumato il 30 di giugno, giorno dedicato alle cerimonie di purificazione estive che si tengono nei principali santuari di Kyoto, chiamate nagoshi no harae 夏越の祓. Si tratta di un’usanza che affonda le sue radici in epoca Nara, in cui ci si deve espiare dai peccati commessi nella prima metà dell’anno, e si prega per la propria salute e fortuna per il resto dell’anno, passando attraverso una sorta di cerchio di graminacee chiamato chinowa 茅の輪.
Possiamo facilmente dedurre che dall’usanza della corte di consumare il ghiaccio, sia poi nato quello che oggi conosciamo come kakigōri かき氷, la famosa “granita” giapponese di cui si fa largo consumo in estate per difendersi dalla terribile afa giapponese.
Alla prossima! 🙂
Le immagini sono tratte da Pinterest
«infatti, il primo giorno del sesto mese (che oggi corrisponderebbe circa al 27 giugno)»: sai se esiste da qualche parte, magari online, un testo con tutte le corrispondenze tra antico calendario giapponese (lunare) e calendario contemporaneo? uno strumento di facile consultazione, intendo, che giorno per giorno consenta di cercare i deu calendari, magari disposte su due colonne affiancate, e quindi scoprire per es. calendario lunare: primo giorno del sesto mese = calendario attuale: 27 giugno?
Ciao Pierfranco, purtroppo non ho trovato nulla di simile in rete, anche se non ho controllato molto bene le risorse giapponesi. Provo a fare una ricerca un po’ più approfondita e ti faccio sapere, anche se ho il sospetto che non esista una vera e propria tabella di riferimento.
Non conoscevo il vecchio nome di giugno, davvero interessante… Anche se l’ennesima lettura di “acqua” se la potevano benissimamente risparmiare… XD