Benritrovati a tutti, e benvenuto mese di luglio! Sicuramente tutti voi ricorderete la mia rubrica #3cosegiapponesi. No? Non preoccupatevi, me ne ero dimenticata pure io. Lo so, le brave blogger non fanno così, non si inventano rubriche per poi abbandonarle a se stesse e dimenticarsene. La costanza effettivamente non è mai stata il mio forte, ma in questi giorni stavo ripensando a quante cose vorrei raccontarvi sul blog e alla fine, per mancanza di tempo o di fantasia, passano in secondo piano, quindi ho deciso di rispolverare questa mia vecchia rubrica dedicata a 3 cose made in Japan, ispirata ai celebri elenchi a 3 tipicamente giapponesi, trasformandola in una sorta di diario del mese appena trascorso (idea originalissima, invero!), per parlarvi di quel Giappone che non sempre trova posto tra le pagine del blog. Per aiutarmi in questa operazione di “ripasso”, sfrutterò le foto postate su Instagram (se ancora non mi seguite, potete farlo qui: @tradgiappone), il social che forse più di tutti costituisce una sorta di diario della mia vita e delle cose che mi piacciono, e che mi aiuta a ricordare quello che ho vissuto, qualora la mia memoria da pesciolino rosso me lo impedisse.
Dunque, 3 cose giapponesi, 3 cose che nel mese di giugno mi hanno portato in, o mi hanno ricordato il Giappone, 3 cose rappresentate da immagini e che possono rientrare nelle diverse categorie del blog, quindi FOOD, TRAVEL, BOOKS, EVENTI, LINGUA e quant’altro mi possa venire in mente nel frattempo.
Ok, ve l’ho detto, la costanza non è il mio forte, e chissà se anche questa nuova rubrica finirà nel dimenticatoio (capisco la vostra scarsa fiducia), ma noi ci proviamo, no? E ovviamente, se anche voi avete 1 o più cose che in questo mese vi hanno portato in Giappone, condividetele insieme a me!
Fatte le debite introduzioni, passiamo a le #3cosegiapponesi DI GIUGNO!
FOOD
Un piacevole risveglio di inizio giugno: io, il balcone, una splendida giornata di sole, il numero dei Meridiani dedicato al Giappone (Giappone su Amazon) e il mio amato ciambellone al matcha. La ricetta la trovate a questa pagina: Ciambellone al matcha e ricotta, anche se questo della foto era in un’altra versione, cioè la ciambella all’acqua con variante al matcha. La ricetta che ho seguito è quella del Ciambellone più soffice del mondo di Adelaide Melles, e in pratica ho sostituito il cacao con 3 cucchiai di tè matcha.
EVENTI
Una foto pubblicata da Daniela (@tradgiappone) in data:
La mostra Domon Ken all’Ara Pacis. Andateci, andateci, andateci. La mostra dedicata al maestro del realismo giapponese sarà aperta fino al 18 settembre, avete quindi ancora tanto tempo per visitarla. Andateci perché 1) è una rara occasione di avere ospitata a Roma una mostra monografica dedicata a un fotografo giapponese, e queste occasioni vanno sfruttate, anche per incentivare maggiormente la diffusione della cultura giapponese in questo paese, che è ancora piuttosto scarsa, purtroppo; 2) la mostra, composta di 150 scatti realizzati tra gli anni ’20 e gli anni ’70 del Novecento offre un vero spaccato della realtà e della società giapponese di quegli anni, e dei cambiamenti che hanno attraversato il paese: si comincia con le prime foto della guerra, di eserciti e crocerossine, da cui Domon Ken si allontanò poco dopo per rifugiarsi nella classicità: anche la fotografia, in quegli anni, doveva sottostare alle regole della politica militare e sottomettersi al regime, e per sfuggire da quella situazione, si dedicò alla fotografia dei templi buddhisti e del teatro bunraku, il teatro dei burattini. Con il dopoguerra e la disfatta del paese, la fotografia si trasforma in realismo sociale: per Domon Ken la fotografia realista significava affrontare in modo diretto le ferite e le cicatrici di una società giapponese distrutta, cercò quindi di registrare e testimoniare gli avvenimenti sociali facendo riscoprire anche la vitalità del popolo giapponese. In tal senso sono particolarmente significative le sezioni dedicate alle sue due più importanti pubblicazioni: I bambini di Chikuho e Hiroshima. La sezione dedicata ai bambini è veramente toccante, le immagini sono vivide e reali, e permettono quasi di toccare con mano la realtà sociale di quegli anni. Infine, l’ultima sezione è quella dedicata ai ritratti: attraverso i volti di personaggi noti e meno noti (ha fotografato, tra gli altri, Mishima, Kawabata, Ozu) Domon Ken continua in questo suo percorso che mira a svelare il vero volto del Giappone.
Qui trovate tutte le info utili: Museo dell’Ara Pacis.
BOOKS
Una foto pubblicata da Daniela (@tradgiappone) in data:
Le due letture del mese di giugno:
Il gatto venuto dal cielo – Hiraide Takashi. Traduzione L. Testaverde. Einaudi. (Su Amazon)
Il magico potere del riordino – Marie Kondo. Traduzione F. Di Berardino. Vallardi. (Su Amazon)
Sulla seconda, vero bestseller del momento di cui ho sentito e letto in pratica in ogni dove, al momento sospendo il giudizio: devo ancora finire di leggerlo (ma sono già arrivata a quando Konmari consiglia di strappare le pagine più significative per noi dei libri che abbiamo letto, brivido di orrore lungo la schiena), e nutro seri dubbi sull’applicabilità effettiva del metodo, ma mi incuriosisce e per una persona come me che tende ad accumulare di tutto (per poi fare dei repulisti compulsivi il giorno in cui mi gira così) potrebbe riservare delle utili sorprese. Ne riparleremo di sicuro.
Il gatto venuto dal cielo. Chi mi segue da un po’ lo sa, sono una gattara e lo sono da sempre, anche da prima di avere dei gatti (la nostra prima micia di casa l’ho presa io senza consenso di mamma e papà quando avevo 15 anni, abbiamo passato una vita insieme e purtroppo ci ha lasciati lo scorso anno). Tutto questo per dire che sono molto sensibile all’argomento gatti. Ecco questo racconto lungo, non mi sento di catalogarlo come romanzo, non ne ha la struttura né forse la pretesa di esserlo, si limita ad essere la descrizione di un attimo, dell’attimo in cui la gattina Chibi entra nelle vite dei due protagonisti, marito e moglie in evidente crisi, non tanto di coppia, o almeno non solo, ma proprio di vita, di quando si perde il senso di ciò che si sta facendo e si ha bisogno di un nuovo stimolo, di qualcosa che porti a un cambiamento. Ecco, questo stimolo è stata sicuramente la gattina entrata silenziosamente nelle loro vite conquistandoli giorno dopo giorno, permettendo loro di scoprire qualcosa in più su loro stessi e di riscoprire proprio quel senso che avevano perduto. Lo ammetto, mi sono commossa perché è facile per chi ama i gatti immedesimarsi in determinati passaggi, detto questo la storia, pur essendo per certi versi estremamente superficiale, riesce sicuramente a toccare alcune corde. Questo vale sicuramente per gli amanti dei gatti, ma anche per chi non lo è: il gatto infatti rappresenta uno stimolo, un’idea di cambiamento, un qualcosa che ci accade in un determinato momento e che doveva accadere in quel momento per permetterci di andare avanti, e penso che chiunque nella propria vita abbia avuto attimi come questo, gatti o no. Personalmente lo consiglio, non è una lettura impegnativa, forse per chi è in cerca di storie più “consistenti” potrebbe essere una delusione, ma come dicevo all’inizio va preso per quello che è, la descrizione di un momento, o di un attimo, per citare i Tiromancino! 😛 Per una recensione più approfondita, vi consiglio questo post della giovane libraia 🙂
Per questo mese è tutto, e il vostro com’è stato? Alla prossima!
*L’immagine di copertina è tratta da il Giardino delle Parole (Kotonoha no niwa 言の葉の庭), che si svolge a Tokyo durante la tsuyu 梅雨, la stagione delle piogge tipica di giugno.