Tokyo Love Hotel
Un giorno e una notte a Tokyo, destini incrociati tra sesso, speranza e umorismo.
Titolo originale: Sayonara Kabukichō さよなら歌舞伎町 (Addio, Kabukichō)
Regia: Ryuichi Hiroki
Anno: 2014 (il film è stato presentato al Toronto International Film Festival nel 2014, e al Far East Film Festival nel 2015. Data di uscita in Italia: 30 giugno 2016)
Durata: 135 minuti
Cast: Shota Sometani, Atsuko Maeda, Lee Eun-woo, Son-Il Kwon, Yutaka Matsushige
Distribuzione: Tucker Film
Tokyo, Kabukichō. Il famoso quartiere a luci rosse della metropoli giapponese è il fulcro attorno cui ruotano le vicende dei nostri protagonisti. Toru e Saya. Satomi e Yasuo. Heya e Chong-su. Tre coppie, sei storie diverse, e sei destini (e quelli di un’umanità varia) che si incrociano all’Hotel Atlas, uno squallido Love Hotel gestito dal giovane Toru, che sogna un futuro in un hotel a cinque stelle. In questo racconto corale tutto si snoda nell’arco di una giornata: le ore scandite dall’avanzare dell’orologio, vediamo i protagonisti alzarsi la mattina e le tre coppie fare colazione insieme; li seguiamo poi, attraverso l’occhio della camera tenuta a mano, per il resto del giorno e della notte, fino al mattino del giorno dopo, quando ognuno di loro potrà dare il suo sayonara a Kabukichō.
[Avviso: la recensione svela parte della trama]
Toru e Saya.
Saya (interpretata da Maeda Atsuko, ex idol della celeberrima girl band AKB48) è musicista, e deve decidere se firmare o no un contratto discografico, che le permetterà di realizzare il suo sogno, sebbene a spese delle sue compagne della band. Toru (Shota Sometani), licenziato da un hotel a quattro stelle, il Grand Pacific, si ritrova a dover gestire “in incognito” un Love Hotel di Kabukichō, testimone rassegnato di tresche, incontri clandestini, prostituzione. Una realtà degradata e degradante, un cammino fatto di sogni e speranze infrante, accompagnato dallo sguardo frustrato e stralunato del giovane protagonista, che si troverà a vivere una giornata piuttosto impegnativa: tra la troupe del film porno che dovrà essere girato in una delle stanze dell’hotel, scopre la sorella Miyu, che ha deciso di darsi al porno dopo i problemi economici causati dallo tsunami del 2011 alla sua famiglia, che si vergogna di dirlo a casa, ma allo stesso tempo non si vergogna di poter vivere la vita che vuole, con il buon guadagno che la sua carriera le consente. E poco dopo sarà la stessa Saya a presentarsi al love hotel con il produttore discografico disposto a offrirle un contratto.
Satomi e Yasuo.
Una coppia che vive in clandestinità, in attesa spasmodica che questo giorno finisca: soltanto 48 ore li separano dall’agognata libertà, dal desiderio di poter uscire tenendosi per mano, senza paura. La donna intanto, si trova a dover vivere il suo ultimo giorno di lavoro all’Atlas Hotel. Nessuno lo sa, ma è ricercata dalla polizia, insieme a Yasuo, e sono in attesa che il reato cada in prescrizione. Solo poche ore di lavoro, di una normale routine che rischia però di veder crollare quando all’hotel si presenta una detective con il suo amante che la riconosce come la colpevole dei reati su cui stava indagando.
Heya e Chong-su.
Giovane coppia coreana in procinto di separarsi: a Heya è scaduto il permesso di soggiorno e ha deciso di far ritorno in Corea, per aprire insieme alla madre un negozio grazie ai soldi che ha potuto mettere da parte in questi anni. Questo che si accinge ad affrontare è il suo ultimo giorno di lavoro come escort, sempre in direzione Atlas Hotel, crocevia di un’umanità che nonostante tutto, sembra non aver abbandonato la speranza per un futuro migliore. Quello che non sa è che questa giornata cambierà tutto per lei: Chong-su scopre il suo lavoro, e i due avranno un chiarimento finale che permetterà loro di lasciarsi alle spalle la miseria vissuta fino a quel momento.
Da sfondo alle storie dei protagonisti, tutta l’umanità che ruota attorno al mondo torbido della notte di Kabukichō, fatta di yakuza e finti talent scout, ragazze scappate di casa, clienti innamorati e disperati. Un mondo di segreti, bugie, cadute e frustrazione, il mondo dei “perdenti”, vittime di una società che li schiaccia, di crisi relazionali e problemi un economici; un sottomondo tormentato, eppure capace di sognare, e di credere che esiste una possibilità, quella di lasciarsi alle spalle questa realtà, rappresentata dal love hotel, da Kabukichō.
E il film, nonostante la tematica e il ritmo eccessivamente dilatato, riesce comunque a non risultare cupo e opprimente, anzi. Da una malinconia di fondo emergono i sentimenti, l’umanità e un umorismo che conferisce ancora più spessore ai protagonisti che popolano questo mondo.
Il regista Hiroki Ryuichi, che viene dai pinku eiga, cioè i film erotici softcore, riesce a mantenere uno sguardo benevolo, affrontando quasi con leggerezza le storie che si incrociano, sebbene, c’è da dire, che il film scorra piuttosto lentamente e a volte indugiando in maniera eccessiva sui dettagli.
Il sesso è ovviamente protagonista della pellicola, ciò cui tutto ruota attorno, eppure non c’è solo questo: c’è la difficoltà dell’amore, e della realtà in una megalopoli come Tokyo, che tutto assorbe, anche la vita stessa. C’è la condizione dei coreani immigrati in Giappone, e le difficoltà che affrontano; ci sono storie di disperazione e di umanità, di quanto sia facile cadere e difficile rialzarsi; difficile, ma non impossibile, come testimonia l’addio finale dei protagonisti a Kabukichō.
Tokyo Love Hotel è un film per certi versi molto lento, probabilmente se fosse durato un po’ meno ne avrebbe giovato in intensità, ma è comunque un film profondo, in grado di dipingere con maestria e delicatezza un quadro sfaccettato della realtà di una città come Tokyo, rivolgendo lo sguardo, mai negativo o giudicante, a un mondo “basso”, fatto di miseria e di un senso di fallimento, ma che è in cerca di un riscatto. Un quadro tutto sommato speranzoso per il futuro.
Ecco le sale dove potete trovarlo: