La notte dimenticata dagli angeli, Kirino Natsuo

la-notte-dimenticata-dagli-angeli

LA NOTTE DIMENTICATA DAGLI ANGELI

Titolo originale: Tenshi ni misuterareta yoru 「天使に見捨てられた夜」

di Natsuo Kirino

Traduzione di Gianluca Coci

Editore Neri Pozza (Su Amazon a 15,30 €)

Quando hai delle cose che vuoi dimenticare, è meglio che la situazione intorno a te cambi il più possibile. Per fortuna, Shinjuku è un posto in costante trasformazione, sembra fatto su misura per una donna ingrata come me. I cambiamenti continui ti impediscono di trovare un minimo di serenità, però allo stesso tempo ti paralizzano il cuore, e ti aiutano a dimenticare le cose tristi.

Le luci artificiali della notte, si addicono di più a una donna come me.

 

Tokyo. Shinjuku. La metropoli, ammantata dal gelo dell’inverno durante le festività natalizie, è lo sfondo, ma anche il cardine su cui si muovono le vicende dei protagonisti. Storie che si affacciano su mondi oscuri, lontani dalle luci che illuminano la notte di Shinjuku in un’allegria posticcia, sotto le cui pieghe si annidano dolore e solitudine.

La notte dimenticata dagli angeli, è l’ultimo romanzo di Natsuo Kirino pubblicato in Italia (sebbene sia del 1994, età che si percepisce durante la lettura). A metà strada tra noir e giallo, la storia si dipana come nella più classica detective story: la protagonista è Murano Miro, investigatrice privata che viene assunta dalla direttrice di una casa editrice femminista, Watanabe Fusae, per ritrovare Isshiki Rina, giovanissima protagonista di Ultraviolence, film pornografico in cui la giovane sembrerebbe subire violenza.

Le indagini procedono come da tradizione per gradi, svelando a poco a poco il quadro complessivo, e squarciando la realtà che si cela dietro questo caso complicato, e che porterà la detective Miro ad affacciarsi su diversi mondi, i mondi sommersi della metropoli, fatti di oscurità e inquietudine: il mondo della pornografia hard-core con la sua violenza e i suoi raccapriccianti eccessi, ma anche il mondo delle relazioni familiari e degli affetti negati. Una realtà fatta di desolazione, in cui ognuno è in balia di se stesso.

Protagoniste della narrazione sono le donne, il romanza traccia un vero mosaico di storie femminili, ognuna con un suo passato, ognuna con retaggio culturale e sociale differente, eppure accomunate dalla stessa oscurità e dalla stessa terribile solitudine.

E più andava avanti, più voleva puntare in alto, perché era l’unico modo per sentirsi appagata e dimenticare il suo oscuro passato. Solo che non è possibile continuare ad arrampicarsi per sempre, perché se ti volti indietro anche solo per un attimo, sotto di te non vedi altro che il baratro.

Natsuo Kirino, con la sua scrittura molto asciutta, quasi fredda, riesce a trascinarci nella storia in un ritmo man mano sempre più serrato, e la sua attenzione ai dettagli ci fa entrare direttamente nella realtà di Shinjuku, possiamo quasi camminare accanto a Miro per quelle strade che le sono così congeniali, e insieme a lei ci facciamo portare dai treni che ci permettono di attraversare la città, sbirciando nelle altre realtà possibili.

Devo dire che ho apprezzato molto questo romanzo, la storia scorre in maniera fluida creando una forte suspense fino alla fine, riuscendo anche in maniera piuttosto abile a rimescolare la carte in tavola. E sebbene ci venga dipinta una Tokyo oscura, un mondo  sommerso fatto di violenza e sesso, non si riscontra la cupezza e il forte senso di pessimismo e crudeltà che invece avevo avvertito in Le quattro casalinghe di Tokyo (OUT), unico suo altro romanzo che ho letto. Anche qui ci troviamo in una Tokyo tetra, ma Kirino, affinando la sua arte (Le quattro casalinghe è infatti successivo a La notte dimenticata dagli angeli), compie un’indagine spietata negli anfratti più oscuri dell’animo umano, in maniera fredda e probabilmente più incisiva.

Tuttavia, anche ne La notte dimenticata dagli angeli, pur essendo molto più vicino a una detective story convenzionale, questo aspetto di indagine psicologica si inizia già a percepire, insieme alla volontà di fare una denuncia sociale, mostrandoci il lato più nascosto e oscuro del Giappone.

Con questa recensione partecipo alla prima edizione di #LibroGiappone, primo bookclub interamente dedicato al Giappone. L’immagine di copertina è realizzata da una foto di Michela De Pellegrin. Qui trovate invece la recensione del libro fatta da Biblioteca Giapponese.

E voi avete letto questo romanzo? Cosa ne pensate? Condividete insieme a noi la vostra opinione!

Daniela

Yamatologa per caso, traduttrice per passione, sognatrice di professione. Un vita in bilico tra Roma e il Giappone, e una passione per la fotografia, la cucina, i libri e i gatti.

6 Comments
    1. Secondo me Kirino è molto brava a inserirti subito nel contesto della storia facendotelo vivere quasi in prima persona, forse si perde un po’ nei dettagli (almeno così avevo percepito nelle Quattro casalinghe di Tokyo) ma descrive una realtà così vivida che è difficile, almeno per me, non rimanerne coinvolta. Comunque mi è piaciuto così tanto il romanzo che ho deciso di leggere altro di suo, ho iniziato ora Morbide Guance, un po’ diverso come stile e genere, ma mi ha preso dalla prima pagina, sembra promettere bene! 🙂
      A presto cara!

Lascia qui un commento :)