#3cosegiapponesi di Novembre

Ve ne siete accorti, vero? Di quanto poco tempo ho dedicato al blog questo mese. Novembre mi ha travolto, il tempo è volato anche se a me è parso di muovermi in tutt’altra dimensione, in cui tutto si muoveva al rallentatore e niente sembrava andare avanti. In movimento, ma allo stesso tempo immobile. E a risentirne purtroppo è stata un po’ tutta la mia attività online, mi spiace non aver più aggiornato il blog, ed essere stata poco presente sui social, ho ricevuto un bello scossone fisico ed emotivo che mi ha un po’ bloccata, impedendomi di mettere nero su bianco pensieri ed emozioni.

Ho in lista tantissimi articoli da scrivere, e spero che con dicembre avrò tempo e modo di rimettermi in pari, sicuramente a breve dovrò parlarvi del magnifico Koenji Awa Odori a cui ho avuto modo di assistere a Tokyo quest’estate, e non vedo l’ora di farlo (stavo anche preparando un video per mostrarvelo!).

E comunque, anche se nella mia dimensione tutta sembrava fermo, in realtà novembre è stato un mese piuttosto frenetico, che ho potuto riempire con tante bellissime attività, tra cui una toccata e fuga a Milano per vedere la mostra dedicata ai 3 grandi dell’Ukiyo-e, Hokusai, Hiroshige e Utamaro, una mostra davvero molto bella e imponente, che vi consiglio assolutamente di visitare.

E dunque, anche se novembre è stato un mese a tratti sfibrante, non sono mancate le mie tradizionali #3cosegiapponesi del mese, con le immagini tratte dal mio profilo Instagram (mi trovate sempre come @tradgiappone).

GIAPPONE IN ITALIA

A fine novembre sono finalmente riuscita ad andare a Milano per la mostra dedicata a Hokusai, Hiroshige e Utamaro, esposizione che si svolge presso Palazzo Reale fino al 29 gennaio 2017, promossa dal Comune di Milano‐Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira, e curata dalla professoressa Rossella Menegazzo.

Una mostra decisamente da non perdere: 200 opere esposte suddivise in sei sezioni, per un viaggio all’interno delle stampe del mondo fluttuante, stampe che raggiunsero l’apice della popolarità tra il XVIII e il XX secolo, il cui successo fu determinato dalla ricca borghesia di città che richiedeva opere non più legate alle antiche tradizioni, ma rappresentative della società contemporanea e dei suoi costumi.

Hiroshige. Ponte sotto la pioggia
Hiroshige. Ponte sotto la pioggia

Ve ne ho parlato in questo post: Hokusai, Hiroshige e Utamaro a Milano.

 

FOOD

 

Il mese è iniziato alla grande, ho avuto infatti modo di frequentare una lezione dedicata alla cucina giapponese tenuta dal famoso chef Hiro della TV. I piatti proposti sono stati tutti piuttosto semplici come preparazione (chawan mushi, tempura e salmone marinato), ma deliziosi e di sicuro effetto. Era la prima volta che mi capitava di partecipare ad una lezione di cucina (anche se mi è capitato di tenerne in giapponese, ma questa è un’altra storia!) e devo dire che è stata un’esperienza molto bella e particolare: avevamo la nostra postazione, una mini-dispensa cui attingere per preparare i nostri piatti, dopo l’accurata spiegazione dello chef, e tutto il tempo di sperimentare e preparare, oltre che ovviamente mangiare quanto cucinato. Chef Hiro devo dire è proprio una bella persona, simpatica e alla mano, e molto preciso e chiaro nelle spiegazioni. E per la prima volta sono riuscita a fare una tempura quasi perfetta (forse leggermente unta, ma non sono riuscita a far assorbire bene l’olio), croccante al punto giusto, sicuramente una ricetta che riciclerò per Natale (e di cui vi parlerò presto anche sul blog, promesso!).

GIAPPONE A ROMA

Per rimanere in ambito gastronomico/culinario, approfittando della moltitudine di eventi legati al Giappone grazie ai festeggiamenti del 150° anniversario dei rapporti tra Italia e Giappone, ho partecipato a questa interessante serata, che si è svolta presso il Ramen bar Akira (di cui vi avevo già parlato qui, e per il quale confermo la mia buona prima impressione), dedicata al sake, la tradizionale bevanda fermentata a base di riso. Un percorso molto interessante sulla storia e la produzione del sake, di cui abbiamo modo di degustarne 6 varianti.

Abbiamo imparato che il sake si può consumare freddo, a temperatura ambiente e caldo, con una temperatura di degustazione che varia dai 5° ai 55° (conferendo note e sensazioni diverse). Il sake viene di solito suddiviso in quattro categorie principali: può essere aromatico, dal sapore fresco e fragrante, e vagamente fruttato; oppure rinfrescante e molto leggero; ricco, estremamente corposo, aromatizzato con riso al vapore, e infine invecchiato, dal sapore più intenso e con un aroma di frutta secca.

Abbiamo assaggiato un sake crudo, dal gusto piuttosto particolare e intenso, oltre a diversi sake junmai, vale a dire puro, preparato soltanto con riso bianco, koji di riso e acqua, senza aggiunta di alcol.

È stato incredibile notare la varietà di gusti e intensità, e vedere come alcuni tipi di sake si sposino benissimo con i formaggi italiani, o anche con i dolci. Si è trattato di un incontro davvero molto interessante che ci ha permesso di scoprire qualcosa di più sul mondo del sake. La degustazione è stata organizzata da Bere Giapponese, e i sake sono stati spiegati dalla sommelier Akiko Maeda.

Daniela

Yamatologa per caso, traduttrice per passione, sognatrice di professione. Un vita in bilico tra Roma e il Giappone, e una passione per la fotografia, la cucina, i libri e i gatti.

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