Io sono un gatto. Un nome ancora non ce l’ho. Dove sono nato? Non ne ho la più vaga idea. Ricordo soltanto che miagolavo disperatamente in un posto umido e oscuro. E’ lì che la prima volta ho visto un essere umano.
In Giappone è una tradizione piuttosto ricorrente vedere grandi classici della letteratura prendere vita nei disegni dei manga. E per questa nuova edizione di #LibroGiappone, in collaborazione con Lindau, io e le mie colleghe Japan-addicted abbiamo deciso di leggere e commentare la versione manga di Io sono un gatto (titolo originale: 「吾輩は猫である」 Wagahai wa neko de aru) di Natsume Sōseki, pubblicato a marzo da Edizioni Lindau con i disegni di Cobato Tirol, e la traduzione dal giapponese di Federica Lippi. Un’operazione, quella di trasformare la celebre opera di Sōseki in manga, perfettamente riuscita, a mio modestissimo parere.
IO SONO UN GATTO: IL ROMANZO
Io sono un gatto (traduzione italiana di Antonietta Pastore) è il primo romanzo di Sōseki: è stato scritto nel 1905, un periodo storico lontano anni luce, di transizione, in cui il Giappone si affaccia per la prima volta verso la modernità, che spesso significa Occidentalizzazione degli usi e costumi. Il romanzo viene pubblicato a puntate su una rivista letteraria tra il 1905 e il 1906; pensato in origine come romanzo breve, la storia appassiona talmente il pubblico che si protrae per quasi 2 anni, portando alla fine alla pubblicazione di un romanzo piuttosto lungo (e forse per certi versi ridondante, caratteristica comune a tanti romanzi pubblicati a puntate, che tendono a ripetere racconti e situazioni). La storia è narrata dal punto di vista di un gatto, che segue con ironia le vicende del suo padrone, Kushami, professore di inglese, della sua famiglia e dei visitatori che ogni giorno frequentano la sua casa e si ritrovano a disquisire di diversi argomenti: studenti, imprenditori o artisti; tutte personalità diverse, che rappresentano pienamente l’umanità tipica del periodo Meiji (1868-1912). La vena ironica e la critica di fondo del romanzo è una presa di posizione di Sōseki contro la società e il pensiero dominante dell’epoca, pensieri espressi attraverso il gatto, che col suo sguardo distaccato, descrive manie, debolezze e assurdità di questo mondo umano (cfr. La narrativa giapponese moderna e contemporanea di Bienati, Scrolavezza). Sōseki, nel delineare la figura del professor Kushami e dei suoi amici, ironizza su se stesso (Kushami è infatti considerato una sorta di alter ego di Sōseki) e sugli intellettuali della sua epoca, con i loro eccessi e bizzarrie, tra chi abbraccia in pieno gli ideali dell’occidentalizzazione, e chi invece tiene stretti i valori tradizionali. L’intento satirico dell’autore si evince già dal titolo del romanzo, con l’utilizzo del pronome personale wagahai (io) che risulta estremamente pomposo e arrogante, pensando poi che è un gatto a pronunciarlo. Un modo ironico per descrivere alla perfezione quella società Meiji così ben rappresentata nel romanzo. Quello che mi ha sempre colpito del romanzo è l’attualità della storia, nonostante sia così lontana del tempo, e delle tematiche affrontate, come quelle del rapporto tra Giappone e l’Occidente, il trovarsi in equilibrio tra valori tradizionali e modernità: una dicotomia estremamente presente anche nel Giappone odierno. Tutti elementi poi perfettamente mantenuti nella versione manga.
IO SONO UN GATTO: IL MANGA
Il romanzo di Sōseki è piuttosto corposo e alla lunga può risultare un po’ pesante e difficile da leggere, perdendo un po’ della sua verve iniziale, sebbene poi il finale, totalmente inaspettato, riscatti molto l’intera lettura. In tal senso, il manga riesce a condensare perfettamente la storia, risultando più essenziale e arrivando dritto al nocciolo della questione, permettendo di comprendere meglio anche il romanzo, almeno a mio parere.#LibroGiappone Il romanzo di #NatsumeSoseki rivive nelle pagine disegnate da Tirol Cobato. Se il romanzo in alcuni punti andava un po’ le lunghe,in questa versione la storia è necessariamente più concentrata, permettendo di coglierne meglio l’essenza e l’ironia. Che ne pensate? pic.twitter.com/VYPrqusxNH
— Tradurre il Giappone (@TradGiappone) 23 maggio 2018
Il manga si divide in sette capitoli, in cui sono riportati alcuni degli episodi presenti nel romanzo, forse quelli più significativi e divertenti, che permettono di comprendere meglio il punto di vista di Sōseki. Il suo grande pregio, a mio parere, è quello di riuscire a non snaturare l’essenza del romanzo, anzi probabilmente la valorizza. Devo dire che il manga mi ha permesso di riuscire a capire meglio la storia narrata dal romanzo, e di apprezzarla ancora di più. Ho adorato la semplicità dei disegni, che sono riusciti a trasmettermi tutto il senso dell’ironia di questa storia, e anche una forte componente emozionale, pensando al finale e ai momenti più toccanti. Vi lascio con questo video di presentazione del manga, e un ringraziamento alla casa editrice Lindau. https://youtu.be/-eu_q_RiZlM