L’estate è arrivata, e come ogni anno è fondamentale trovare soluzioni per rinfrescarsi dalla calura estiva. Ricordate? Un po’ di tempo fa ho pubblicato il mio manuale di sopravvivenza all’estate giapponese (Sopravvivere all’estate in Giappone), uno degli articoli più apprezzati all’epoca 🙂
Oggi invece andiamo alla scoperta dei metodi “filosofici” per rinfrescarsi d’estate, con l’intervento di un altro grande amante del Giappone che ho il piacere di ospitare sulle pagine del mio blog.
Si tratta di Fabrizio Chiagano, appassionato di viaggi, di cucina e di Giappone, che gestisce il sito VadoInGiappone.it ed è sempre disponibile a dare consigli e suggerimenti per organizzare un viaggio nel Sol levante, soprattutto se low cost, una filosofia che non posso che condividere. Ma ora lascio la parola a Fabrizio!
Proprio così, oggi voglio parlarvi di come i giapponesi, grazie alla loro tradizione ed alla loro cultura, riescano a rinfrescarsi (o almeno ci provano) durante le calde ed umidissime giornate estive utilizzando metodi alquanto filosofici.
Filosofici perché non parliamo di quali siano le bevande più fresche e più gustose da bere, o quali siano i cibi da mangiare freddi o, ancora, quali siano i luoghi dove rifugiarsi per godere di una temperatura ottimale; in quest’articolo voglio farvi scoprire che anche i suoni, gli oggetti d’arredamento e la vista riesce a far trascorrere le calde giornate in modo più vivibile, almeno per chi è ancora slegato dalle metropoli e dal loro stile di vita frenetico e super-moderno.
Fūrin
Il fūrin 「風鈴」è uno degli oggetti più tipici della cultura giapponese. Può essere costruito con vari materiale come legno, ghisa e plastica (purtroppo), anche se la sua versione più tradizionale è quella in vetro. È composto da una bolla di vetro con il fondo bucato; al suo interno viene inserito un piccolo tubicino, sempre di vetro, sostenuto da un filo che a sua volta fuoriesce dalla parte alta della bolla; il movimento del tubicino, a contatto con il bordo della bolla, genera un suono tipico che i giapponesi associano puntualmente all’estate.
Questo suono indica, a chi lo ascolta, che una piccola brezza di vento è in corso, ed anche se non la si riesce a sentire sulla propria pelle, basta quel “drin” per dare un piccolo senso di frescura.
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Tsuri-shinobu
Lo shinobu è un tipo di felce, la Davallia mariesii, che nasce e cresce su tronchi di alberi vecchi e sulle rocce in tutto il Giappone. Lo Tsuri-shinobu 「釣りしのぶ」 altro non è che una composizione fatta legando le radici dello shinobu su un pezzo di carbone, o su un pezzo di bambù, e ricoprendo il nucleo centrale di muschio.
Solitamente, nelle abitazioni tradizionali, viene appesa con un filo sotto le grondaie dei tetti, in modo possa avere sempre qualche goccia d’acqua per non seccare; questo, oltre che dare un senso estetico piacevole, fa sì che la vista possa godere della sua armonia per sfuggire al caldo dell’estate. È anche prassi comune appendere un fūrin al di sotto dello tsuri-shinobu così da avere, contemporaneamente, sia un sollievo visivo che uditivo.
Vasi di ninfee
Le ninfee sono piante acquatiche di origine asiatica, sono perenni ed hanno il loro habitat perfetto nelle acque stagnanti e dolci. Un’altra antica tradizione giapponese è quella di posizionare un vaso dalla forma rotonda, basso ed abbastanza ampio davanti all’ingresso di casa (ovviamente non parliamo di appartamenti) ripieno di acqua e ricoperto da ninfee nane. Al suo interno, solitamente, vengono mesi anche dei piccoli pesci il cui scopo, oltre che abbellire il tutto, è quello di mangiare insetti e zanzare che si posano sopra.
La sola vista delle ninfee, e dell’acqua su cui poggiano, danno un immediato senso di frescura allo spirito dell’osservatore.
Bambù
L’esporre ed utilizzare oggetti in bambù, grazie al loro colore, al suono che producono ed al loro aspetto estetico, è uno dei metodi classici di portare la frescura nell’animo della popolazione giapponese.
L’esporre un rametto fresco di bambù davanti all’ingresso di casa, sentire il rumore delle sue foglie in un piccolo giardinetto, utilizzare piatti e ciotole realizzate in bambù con il loro classico colore marroncino e verde, o forse il più classico di tutti, ascoltare il rumore dell’acqua mentre riempie un tradizionale sōzu 「添水」 (la classica fontana basculante giapponese formata da un tronco cavo di bambù e con un’estremità tagliata obliquamente), per poi lasciare andare via l’acqua che ha raccolto.
Storie dell’orrore
L’ultimo metodo per trovare rinfresco durante le calde estati giapponesi è probabilmente il più filosofico di tutti. Cosa c’è di meglio, infatti, nel riunirsi in più persone, di sera, e raccontarsi delle storie dell’orrore dove i protagonisti sono demoni, spiriti, fantasmi o strane creature mitologiche.
Una storia ben raccontata farebbe “rabbrividire” lo spirito di chiunque, ed il repertorio di storie dell’horror e di leggende metropolitane in Giappone è veramente ampio, così come un po’ in tutto l’est asiatico.
Ringrazio ancora Fabrizio per il suo intervento, e voi conoscete altri metodi “filosofici” per rinfrescarvi in estate? 😀