La lingua è espressione di una specifica cultura, rappresenta il modo in cui una società descrive se stessa. E conoscere il giapponese, anche poco, vuol dire avvicinarsi sempre di più a conoscere il Giappone, la sua cultura, la sua società. Nel blog ho affrontato varie volte il tema lingua giapponese, anzi il blog è nato proprio dalla lingua (e dalla traduzione), e i miei primissimi articoli erano tutti dedicate a espressioni curiose del giapponese (li trovate tutti sotto il tag Una parola al giorno).
Da oggi qui sul blog inauguriamo un nuovo spazio, sempre dedicato al giapponese e alle sue sfumature, e per farlo mi rivolgo a una specialista del settore, Fabiana Andreani, grande conoscitrice del Giappone e PhD in linguistica giapponese.
Fabiana tiene sul suo profilo Instagram (che vi invito a seguire se già non lo fate -> @fabiana_ndr) delle interessantissime Stories dedicate alla lingua giapponese, in cui ci spiega, anzi ci racconta parole e concetti giapponesi intraducibili, o comunque difficili da rendere in italiano (trovate tutte le parole in evidenza sul suo profilo).
Fabiana, e le sue pillole di giapponese, ci terranno compagnia ogni mese con una selezione di parole giapponesi intraducibili in italiano. Un argomento ricco di spunti interessanti, che spero apprezzerete così come io apprezzo tanto il lavoro che sta facendo Fabiana, e che sono felicissima di poter ospitare su queste pagine.
Lascio a lei la parola 🙂
Dal lato di un linguista, forse la cosa che affascina più è scoprire i meccanismi che regolano la codifica del mondo nelle diverse lingue.
Perché, se da un lato il cervello umano mette a disposizione una serie di parametri limitati, dall’altro, la combinazione di questi con i valori di una società , fa sì che ogni lingua traduca l’esperienza in un modo di diverso, creando così sfumature inedite o rendendo più evidenti alcuni aspetti rispetto a degli altri.
Un facile esempio? In italiano abbiamo “legno”, “legna” e “foresta” che in inglese sono tutti tradotti da “wood”.
La traduzione quindi è sempre interpretazione e mai copia fedele. E, quando alla differenza linguistica si sovrappone la sensibilità personale del traduttore, dobbiamo pensare al testo che stiamo leggendo come a qualcosa di ben diverso dall’originale.
Il giapponese è una lingua che ha un vocabolario ricco ed evocativo e, in questa rubrica, vorrei dedicarmi a spiegare quei piccoli frammenti di cultura intraducibili in italiano con una sola parola.
7 parole giapponesi intraducibili in italiano
1. Bimyō 微妙
Guardando nel dizionario, il significato riportato è “delicato, lieve”. Nella pratica, bimyō è però molto di più. Il termine infatti esprime anche quel senso di incertezza (“non mi convince più tanto, mah”!) che possiamo sia attribuire ad un pensiero che ad una condizione fisica.
Così bimyō può essere un colloquio del quale non hai molte speranze, può essere una situazione poco chiara ma anche un abito, splendido in vetrina, ma che addosso ci sta bene ma non ha quel so che da convincerci all’acquisto.
2. Shinrin’yoku 森林浴
Ho adorato questa parola dalla sua scoperta perché richiama a me i paesaggi molto familiari dell’Umbria dove sono nata.
Shinrin’yoku, tradotto letteralmente come “bagno nella foresta”, indica infatti secondo il mio dizionario “una camminata tra i boschi per ritemprarsi e ossigenarsi”. E, anche se non in italiano non abbiamo una sola parola per esprimere tutto questo, possiamo senza problemi immaginare il benessere psicofisico regalato dal tempo trascorso nel verde.
3. Kodawaru こだわる
Questa è veramente una parola super diffusa e centrale nei messaggi pubblicitari di qualunque prodotto o servizio in Giappone. Kodawaru è un verbo che significa “essere esigente, pretendere qualcosa per aver un risultato” ma anche “essere fedele a dei valori”. Quando si imparare a leggere un po’ di giapponese, si scopre così che in un grande magazzino, supermercato o pubblicità di prodotti alimentari, qualsiasi azienda si affretta a dichiara il proprio “kodawaru” nei confronti di qualità, eccellenza delle materie prime oppure nei confronti dei bisogni del cliente.
E non si tratta solo di promesse ma di un approccio che vede standard di food safety tra i più elevati al mondo e un approccio centrato sul cliente e i suoi bisogni.
4. Sekkyokuteki 積極的
Sekkyokuteki, da dizionario, è “avere un’atteggiamento attivo” ma anche qui la realtà dell’uso rivela molto di più. Sekkyokuteki è, infatti, anche chi si impegna ad essere positivo, concreto e intraprendente, al lavoro o durante lo studio, al fine anche di creare un buon ambente per chi ci circonda.
Un avverbio che mi sono sentita ripetere come esortazione da quando ho iniziato a studiare giapponese e davvero molto usato nel Paese. Milano in questo ci aiuta a trovare un equivalente italiano con l’aggettivo “proattivo”, solo che in Giappone, come già detto, non si tratta solo di intraprendenza ma anche di impegno positivo e continuo nel raggiungimento di un obiettivo.
5. Ganbaru 頑張る
Una di quelle parole chiave della lingua giapponese, di cui non poter fare mai a meno. Originariamente con il significato di “ostinarsi, imputarsi su qualcosa”, ganbatte ora rappresenta l’esortazione principale che i giapponesi (si) fanno al momento di confrontarsi con un prova, sia essa un esame, la partita ai mondiali o una presentazione in pubblico. Ma attenzione! Non è semplicemente un “good luck!” è proprio “Dare del proprio meglio” o “Combattere per un risultato”. E la perseveranza è centrale tra i valori di questa cultura.
6. Tsūkan 痛感
Tsūkan è formata da due caratteri “dolore” e “sensazione”, ma non si riferisce direttamente ad un sensazione fisica di fastidio ma esprime, traducendo la definizione in giapponese, la “sensazione di disagio quando ci rendiamo conto di alcune nostre lacune”.
Cosa abbastanza comune ad un certo punto quando si impara una lingua straniera o qualsiasi altra cosa che abbia a che fare con un poco di pratica.
7. Shoshin 初心
Anche in questo caso la lettura dei caratteri è utile per capire il significato: il primo significa “inizio” mentre il secondo sta per “cuore” . Shoshin è “il cuore del principiante”, quell’atteggiamento di completa attenzione ma anche mancanza di pregiudizi tipico di quando iniziamo ad imparare qualcosa di nuovo. Avete presente quando l’energia e la voglia di fare si mescolano alla paura di sbagliare e a quell’impaziente curiosità di capire come va a finire? Eccovi il senso di “Shoshin”.
È questo modo di pensare che il buddismo invita a mantenere per raggiungere l’illuminazione e che, da come riporta il sito giapponese https://www.huffingtonpost.jp/tabipponet/japanese-word_b_8406840.html, anche Steve Jobs ha lodato come “meravigliosa parola dal giapponese”
Prima di lasciarvi, una piccola ma interessante galleria di altre parole intraducibili e la loro traduzione in inglese.
Ce ne sarebbe molte altre ma commenti, opinioni o richieste sono sempre più che graditi.
PS Parlo di lingua giapponese sulle Stories del mio canale IG @fabiana_ndr