Una stagione silenziosa, di raccoglimento e riposo ma anche di preparazione verso un nuovo ciclo vitale e professionale: ecco l’inverno, 「冬」 Fuyu in giapponese, dove il clima rigido non manca di riservarci giornate di rara luminosità e purezza.
Ma quante parole vi vengono in mente per descrivere questo momento dell’anno?
Pensateci, intanto che vi porto a scoprire un’altra piccola parte del vocabolario giapponese dedicato alle stagioni. Una lingua che dedica tanta attenzione a descrivere quelle sfumature della natura, che magari conosciamo bene, ma che non sempre hanno voce nelle traduzioni.
Ecco quindi alcune delle parole giapponesi, intraducibili o quasi, per descrivere l’inverno.
1.FUYUMEKU 「冬めく」
-めく – Meku è un suffisso molto usato, e comodo, quando in giapponese vogliamo dire che una situazione o un atteggiamento “ci ricorda qualcosa”.
Così anche 冬めく Fuyumeku è la consapevolezza, nata prima del ragionamento, che l’inverno stia arrivando e che quel cielo, quel vento o quella luce, che brilla ma non scalda, ci stiano portando verso un’altra fase dell’anno.
E in italiano? Più facile è intuire il suo significato, che pretendere una traduzione letterale tout-court.
Possiamo infatti dire che una giornata particolarmente fredda di ottobre o novembre è “invernale”, ma lo stesso aggettivo poi lo utilizziamo anche per dicembre o gennaio, mesi di diritto “invernali”.
冬めく Fuyumeku è invece una sfumatura diversa, qualcosa in più “che ci ricorda l’inverno o che ci porta verso l’inverno” anche se ancora non lo è.
2. FUYUGOMORI 「冬篭り」
Anche questa parola si lega all’esperienza quotidiana di ognuno, senza avere un termine dedicato in italiano.
「冬籠」 fuyugomori, che racchiude al suo interno quel suffisso –籠り-komori che significa “isolarsi dal mondo, ripararsi” reso celebre dalla non felicissima condizione di 「引き篭り」hikikomori, è infatti la voglia di passare tempo in casa al caldo durante la stagione fredda.
Ognuno di noi lo declinerà nel modo che gli è più congeniale, aggiungendo abitudini più meno tecnologiche, ma comprenderà senza problemi il piacere derivante dallo stare al caldo e al riparo, circondato dalle cose ci piacciono, durante una giornata invernale. Senza rimpianti e senza rimorsi verso il mondo che lasciamo all’esterno.
3. FUYUGARE 「冬枯れ」
Un’altra parola chiave dell’inverno giapponese è 「冬枯れ」 fuyugare, dove la stagione, 「冬」 fuyu, si unisce al verbo 「枯れる」 kareru, “appassire”, per descrivere la natura che avvizzisce dopo lo splendore dei momiji.
Fuyugare sono quindi i campi incolti e gelati, gli alberi spogli e per estensione anche il rallentare di tutte le attività all’aria aperta durante i mesi più freddi.
In giapponese, c’è pure un colore per descrivere la natura d’inverno ed è 「枯れ色」 kareiro.
Una piccola chicca linguistica è la struttura del kanji del verbo 「枯れる」 kareru nel quale si incontrano il radicale di 木 “albero” e il carattere per 古 “vecchio”.
4. KAERIBANA 「帰り花」
Chiamato anche 「二度咲き」 Nidosaki (“che fioriscono due volte”) oppure 「狂い花」 Kuruibana (“fiori pazzi”), è quello strano fenomeno che vede la natura risvegliarsi in mesi lontani dalla primavera, fino quasi a far sbocciare i fiori, durante inusuali periodi di caldo o dopo l’estate di San Martino, che in giapponese diventa 「小春日和」 koharubiyori “Bel tempo della piccola primavera”.
5. SANKANSHION 「三寒四温」
“Tre (volte) freddo, quattro (volte) caldo” si legge letteralmente. Questa parola indica l’andamento del tempo, soprattutto verso la fine dell’inverno, quando a più giorni di maltempo si alternano giornate di perfetto sereno.
La lenta progressione verso un clima più mite descritta attraverso una parola che coglie gli andamenti incerti ma inesorabili di una stagione che cambia.
Il termine 「三寒四温」 sankanshion viene anche usato come modo di dire per indicare che “la primavera non è lontana”.
6. FUYUYŪYAKE 「冬夕焼」
「夕焼」 yūyake è una parola, composta dai kanji di 夕 “sera” e 焼 “bruciare”, che indica il tramonto tipico delle sere d’estate, quando il sole scende dietro l’orizzonte e il cielo tutt’attorno si incendia di un rosso vivo e pulsante.
Lo stesso fenomeno, ma ad orari diversi, se siamo fortunati lo possiamo osservare anche al termine di una limpida giornata invernale in cui, grazie alla particolare posizione del sole sull’orizzonte, il tramonto può realmente infuocarsi anche di più colori. Ed ecco quindi 「冬夕焼」 Fuyuyūyake.
7. FUYU NO ASA 「冬の朝」
Fuyu no asa è, letto parola per parola, “la mattina dell’inverno” ma cos’ha di particolare?
Anche in questo caso è più facile immaginarlo che dirlo.
Le mattine d’inverno hanno tanti tratti peculiari: la luce trasparente in caso di sereno, il freddo che si infila dentro non appena si apre la porta, i vetri che si appannano, la patina di ghiaccio che copre l’esterno, il respiro che diventa nuvola di fumo, ovvero in una parola 「冬の朝」 Fuyu no asa.
8. KANGYŌ 「寒暁」
Strettamente legata alla parola precedente è anche 「寒暁」 kangyō, termine forse desueto nella lingua attuale, che indica il freddo pungente che precede o accompagna il levare del sole nelle mattine d’inverno.
Anche da noi si dice che “l’ora prima dell’alba è la più fredda”: è infatti noto che le temperature più fredde non si registrino di notte ma nelle prime ore della giornata, quando i raggi del sole sono ancora deboli e non riescono a riscaldare il terreno e l’asfalto.
9. GOYŌ-OSAME 「御用納」
Ora ci spostiamo verso un registro linguistico più formale e burocratico, ma che bene rappresenta anche un’altra caratteristica dell’inverno giapponese: quella di accompagnarsi alle “lunghe”, per lo standard giapponese, vacanze di Capodanno.
Goyō-osame (o anche detto 「仕事納め」Shigoto-osame) è infatti il 28 Dicembre, la fine ufficiale del lavoro di un anno, il momento di fare le somme ma anche di ringraziare (se non lo si è già fatto con i vari 「年賀状」 Nengajō o biglietti di auguri) quanti ci hanno aiutato durante questi mesi di lavoro.
10. MATSUNOUCHI 「松の内」
Concludiamo con un termine forse meno conosciuto legato a 「お正月」 Oshōgatsu, le festività di Capodanno in Giappone le quali, ricordiamocelo, qui hanno una valenza religiosa molto importante.
「松の内」 Matsunouchi, letteralmente il “periodo del pino”, sono i primi 7 giorni dell’anno nuovo (o i primi dieci, a seconda della regione), nei quali è consuetudine esporre nei templi, case e negozi le tipiche decorazioni fatte di rami di pino (松 matsu) e bambù di buon augurio per il passaggio all’anno nuovo.
Tanto centrali questi oggetti, come simbolo di Oshōgatsu, da essere raffigurati su pubblicità o biglietti di auguri come simboli del Capodanno: un po’ quello che da noi sono vischio e agrifoglio per Natale, seppur con significati del tutto diversi.
Per una cosa che si chiude ce n’è un’altra che si apre, con o senza buoni propositi, ma con sempre tante speranze e novità che di sicuro non mancheranno.
Ed questo è il mio modo di salutarvi ed augurarvi Buone Feste!
Altre pillole di giapponese le trovate sulle Stories Instagram di Fabiana.
molto interessante..vorrei chiederle un parere dato che provo a comporre degli haiku in italiano, le 5- 7-5- sillabe di uno haiku a cosa corrispondono in giapponese?
spero abbia compreso il senso della domanda
la ringrazio molto per l’attenzione