Un dizionario è una nave che attraversa il mare delle parole, – disse Araki, come se stesse mettendo a nudo la propria anima. – Le persone salgono a bordo e raccolgono i minuscoli punti di luce che galleggiano sulla superficie scura delle onde. Lo fanno per rivelare agli altri i propri pensieri con la massima chiarezza possibile, usando i termini migliori. Senza i dizionari non potremmo che indugiare impauriti al cospetto della vastità di oceani infiniti.
La lunga storia del Daitokai「大渡海」traducibile come “la grande traversata”, un dizionario della lingua giapponese che vuole essere il più completo e aggiornato, un faro che possa guidare le persone, per aiutarle a esprimere i loro pensieri e sentimenti.
Questa è la premessa da cui parte il romanzo di Miura Shion La grande traversata (titolo originale Fune o amu 「舟を編む」che potremo tradurlo con “assemblare una nave”), di Einaudi Editore e tradotto da Gianluca Coci, #LibroGiappone di questo mese.
Persone con una quantità di tempo limitata a disposizione, impegnate a navigare insieme nel vasto e profondo mare delle parole. Un viaggio spaventoso eppure magnifico e appassionante. Una sfida, una grande avventura. Nishioka avrebbe voluto che quel viaggio non finisse mai. Avrebbe desiderato restare a bordo di quella nave in eterno, avvicinandosi pian piano alla verità.
Una storia d’amore, un romanzo di formazione e una vera e propria epopea, quella che ci viene descritta magistralmente da Miura Shion, in grado di riuscire ad appassionare il lettore su una cosa all’apparenza tanto noiosa quanto la redazione di un dizionario.
Il tutto attorno al ruolo fondamentale giocato dalla parola nella nostra esistenza.
Il romanzo si apre con i due redattori del dizionario, Araki Kōhei e il professor Matsumoto, che hanno necessità di trovare un nuovo redattore. Araki, infatti, sta per andare in pensione e deve sbrigarsi a trovare un degno sostituto.
Sostituto che viene individuato in Majime Mitsuya, timido e considerato da tutti un tipo piuttosto strambo: incapace di relazionarsi col prossimo, goffo e impacciato, ma con una smisurata passione per la lingua giapponese e per le parole.
Per quanto conoscesse a fondo il giapponese e il mondo delle parole, non era in grado di farne uso per comunicare. Viveva un dramma, rinchiuso in una gabbia di cui conosceva i segreti ma dalla quale non poteva evadere.
Inizia così questa lunga storia di redazione, ricerca e dedizione che si snoda per un periodo di 15 anni, durante i quali noi seguiamo le vicende dei protagonisti che si occupano della compilazione del dizionario, la loro evoluzione e i cambiamenti nel corso degli anni, di pari passo allo sviluppo di questa opera mastodontica, che necessita di un’assoluta dedizione, quasi una “vocazione”.
Nel frattempo Majime si innamora di Kaguya, aspirante chef, e sarà interessante vedere come Majime dovrà fare i conti con questi sentimenti e riuscire appunto a “metterli in parole”, esprimerli e dargli linfa vitale. Un processo che se per molti appare scontato, per lui è una vera e propria impresa, al pari di quella che gli è stata affidata, di portare a compimento “la grande traversata”.
Un lavoro potenzialmente infinito, proprio per la natura stessa della lingua, organismo vivo e vitale. Potrà mai un dizionario essere “finito”?
Raccogliere un’infinità di parole, interpretarle e definirle nel miglior modo possibile non bastava a rendere un dizionario perfetto e completo. Nel momento in cui ci si illude di aver racchiuso tutte le parole in un volume, continuò a pensare Majime, loro si trasformano in una massa sgusciante impossibile da tenere a bada, che sfugge dalle mani mutando forma come se si prendesse gioco della passione e della fatica dei compilatori.
Una riflessione che ci porta anche a ragionare sulle definizioni delle parole che rispecchiano (o dovrebbero rispecchiare) il sentire comune, e i cambiamenti all’interno della società. Come nella definizione d’amore (ren’ai), che non può pensare di limitarsi all’amore “tra uomo e donna” escludendo di fatto l’amore omosessuale. O nella definizione dei generi sessuali “maschio” e “femmina”, per i quali “sarebbero auspicabili definizioni più libere, esaurienti e al passo con i tempi“.
Ed ecco quindi la necessità per il Daitokai di essere una nave che permetta a chiunque di viaggiare in assoluta libertà nell’immenso mare delle parole. E libertà è il concetto chiave, le parole devono essere libere da condizionamenti e dall’influenza delle autorità, devono rispondere alla nostra esigenza di comunicare e poter chiarire i nostri pensieri e sentimenti.
La grande traversata è anche una storia sulle difficoltà di comunicazione del mondo di oggi, un paradosso se pensiamo a tutti i mezzi con cui oggi ci è possibile comunicare e veicolare pensieri e opinioni. Esattamente come per Majime, così bravo con le parole e allo stesso tempo così incapace di usarle per rapportarsi con gli altri.
Un aspetto della realtà che è valido universalmente, ma che in Giappone è ancora più peculiare, per via delle caratteristiche della lingua giapponese, che si distingue per una forte ambiguità lessicale e in cui tanto spazio viene lasciato al “non detto”.
Quanti di noi si soffermano a soppesare attentamente le parole che utilizziamo? Riusciamo mai davvero a coglierne l’essenza e comprenderne le sfumature di significato?
Sicuramente uno dei meriti di questo romanzo è quello di riuscire a immergerci completamente in questo lavoro di ricerca così minuzioso e a tratti ossessivo, portando alla luce aspetti della realtà solitamente nascosti o comunque poco considerati, inoltrandosi nelle pieghe della realtà facendoci capire quanto anche i più piccoli dettagli siano importanti al fine del quadro generale.
Dal romanzo di Miura Shion è stato tratto anche un anime, che potete vedere su Amazon Prime Video, con il nome di The Great Passage. Si tratta di 11 episodi che ripercorrono fedelmente la storia narrata nel romanzo.
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