Donne e Giappone: parole sessiste nella lingua giapponese (1° parte)

Ho iniziato a pensare a quest’articolo lo scorso 8 Marzo quando, bloccata a casa per un giorno, mi sono trovata davanti a tv, social e portali di informazione uniti e animati, come ogni anno, dalle migliori intenzioni nei confronti dei diritti delle donne di tutto il mondo.

Nel corso delle ore ho però sentito e letto chiamare dei personaggi femminili con titoli come “ministro”, “avvocato” o “prefetto” ed ecco che si è accesa questa lampadina: perché proclamare l’uguaglianza tra i sessi quando è la nostra stessa lingua a discriminare le donne?

Scoperta banale e scontata, ma in contrasto con tutto il mood della giornata: possiamo scrivere articoli, pubblicare post o stories per promuovere la parità di trattamento ma, quando è la lingua che usiamo come mezzo di espressione a non essere totalmente equa nei confronti dei generi, abbiamo un po’ già perso.

Nessun cattiveria prestabilita alla base del sessismo linguistico ma solo una semplice verità: una lingua è un prodotto culturale di una società ed in quanto tale, porta con sé i valori e la visione del mondo che un popolo ha prodotto durante i secoli, soprattutto di quando il ruolo della donna era rigidamente confinato tra casa e famiglia.

Questo lo possiamo vedere bene in italiano o nelle altre lingue romanze: il femminile è il genere “marcato” ovvero quello “speciale”, limitato a casistiche specifiche, mentre il maschile è il genere “estensivo” ovvero la forma “base” utilizzabile per gruppi di soggetti o oggetti di genere misto, fosse anche solo uno solo, l’elemento maschile.

Oppure abbiamo ruoli professionali non declinati al femminile, se non di recente con la “sindaca”, la “ministra” ecc…

Il caso più estremo e deplorevole è quando invece il genere femminile di un certo termine è associato a significati volgari o peggiorativi (e l’inglese non è da meno in questo caso)

Fortunatamente, l’evolversi del ruolo della donna unito ad una consapevolezza linguistica, ha reso possibile negli ultimi anni una presa di posizione nei confronti delle espressioni sessiste, riconosciute finalmente come da evitare o sostituire, con tanto di raccomandazioni ufficiali ad hoc.

Dalle lingue più vicine, la curiosità si è spostata velocemente verso le parole sessiste in giapponese per almeno tre motivi.

In primis, perché la distinzione di genere e numero è quasi del tutto assente, il secondo è per il sistema di scrittura e la sua capacità di veicolare contenuti anche al minimo livello di segno e, infine, perché la donna in Giappone storicamente non ha avuto che ruoli marginali fino a tempi recenti.

Tra l’altro il Global Economic Forum nell’ultimo Global Gender Gap Report pone il Paese al 110° posto generale (al 125° per partecipazione politica) su una classifica di 149 stati (l’Italia è al 70° nel ranking generale, al 38° per presenza femminile nella scena politica).

Senza entrare in discorsi sociologici o sollevare polemiche (anche perché espressioni sessiste sono presenti in tutte le lingue), vorrei portarvi a vedere, ancora più da vicino come tra le pieghe di questa lingua, ad un livello più o meno esplicito, si rivelino stereotipi, fino ad addirittura significati peggiorativi, sui ruoli della donna nella società.

Il tutto lo faremo in due puntate: partirò qui dai kanji più rappresentativi per poi passare a parole composte e modi di dire.

DONNA IN UN SEGNO


Partiamo dalle basi: “donna” e “uomo”, nei caratteri propri di Cina e Giappone, si scrivono rispettivamente 女 e 男. Sono kanji che i bambini giapponesi apprendono in prima elementare e nella loro essenzialità grafica possiedono delle precise indicazioni sui ruoli maschili e femminili: i due segni sono infatti dei pittogrammi ovvero delle rappresentazioni stilizzate dei loro referenti reali.

Per una donna, la scelta è quella di evidenziare i caratteri che rimandano alla maternità, con i seni in evidenza nel profilo abbozzato di una donna in ginocchio mentre, in un uomo, centrale è la rappresentazione della potenza fisica, qui sotto forma di due braccia 力, a loro volta il kanji di “forza” 力 (chikara RIKI, RYOKU), sotto il kanji di “risaia” 田 (ta, DEN) a volere rappresentare il primario impiego maschile nel lavoro dei campi.

IL RADICALE  女

Il kanji 女 ha un ruolo fondamentale anche come radicale di altri segni: in questo caso appare più piccolo al lato sinistro del carattere e prende il nome di onnahen おんなへん (una panoramica di questi kanji la trovate qui).

Il radicale raggruppa elementi che condividono un contenuto semantico e la maggior parte dei caratteri inclusi in questo gruppo riportano, più o meno fedelmente, ad ambiti tipicamente femminili come 姫 hime per “principessa”, 妹 imouto per “sorella minore” o 妊 NIN per “rimanere incinta”.

Sotto alcuni esempi che propongono altrettanti immagini di donna:

(su-ku/i, kono-mu, KŌ)


Un kanji facile e molto utilizzato per il suo significato è 好き letto su-ki (“mi piace”) oppure 好む kono-mu (“esprimere preferenze”), composto dal radicale di donna accanto al segno per “bambino”.  La metafora alla base è chiara e molto bella: quale esempio migliore di amore e affezione come il sentimento di una donna verso il suo bambino? Il ruolo femminile è quindi qui legato principalmente alla maternità e al legame verso i figli.

(yasu-i, AN)


© Y. Takashi

 

Il kanji  安 sta per “stabilità, sicurezza” (anche per “economico, poco costoso”) e, smontato nei suoi componenti, vede una “donna 女 (al sicuro) sotto il tetto 宀“ che è anche il radicale, chiamato 宀部 ukan’muri,

“Una donna sotto il tetto” come simbolo di sicurezza, perché il luogo tradizionalmente riconosciuto alla donna era la casa del marito o, se non ancora sposata, del padre.

嫁ぐ (Totsu-gu, KA)


In 嫁ぐ Totsugu il radicale di donna 女 si affianca il segno 家 “casa” per acquisire il significato di “sposarsi”.  Il significato metaforico anche qui è abbastanza evidente: quando ci si sposa è la donna che tradizionalmente “entra in casa” del marito.

(onna, FU)


Più impietoso sulla condizione femminile è 婦 kanji per “signora sposata” o “donna adulta”: al radicale di sinistra si affianca infatti quello di 箒 hōki ovvero “scopa” (come spiegato qui), esplicito riferimento al compito principale di provvedere alle faccende domestiche.

Per contro, il kanji per marito 夫 (otto, FU, FŪ) , come per 男, riporta alla forza fisica nella sua forma derivata dall’unione tra il segno per “grande” 大 più un tratto che ricorda le due braccia. Anche i composti con il kanji di 夫 si ricollegano a quest’area semantica come in 人夫 (ninpu,”manovale”) 工夫 (kufū “lavoratore”), 漁夫 (gyofu “pescatore”), 農夫 (nōfu “contadino”).

(kashima-shii, KAN)


In ultimo, un kanji nel quale sono distinguibili tre sagome sovrapposte di donne 姦 per un significato che ricalca tradizionali stereotipi abbastanza discriminanti.

Kashimashii vuol dire infatti “rumoroso, caotico” regalo di una visione tradizionale che vorrebbe un capannello di donne come origine di confusione e disordine (Più dettagli qui https://www.yuraimemo.com/677/) .

Lo stesso kanji compare poi, assieme al carattere 計 (haka-ru, KEI) per “piano, progetto” anche nel composto 姦計 kankei che sta per “intrigo, complotto, piano malvagio”. Un’etimologia grafica dalla quale riusciamo bene a immaginare un’epoca nella quale lasciare troppo tempo libero alle donne per parlare tra di loro non era considerato affidabile.

Conoscete altri caratteri “sessisti”? O avete curiosità verso altre parole? Fatemelo sapere.

Fabiana

100% made in Umbria, ora di casa a Milano, dal 2004 che studio, parlo e qualche volta traduco giapponese.Ho un PhD in linguistica del quale vado fiera e, se volete farmi felice, chiedetemi di spiegare come ogni lingua interpreti il mondo.

5 Comments
  1. Ciao Martina,
    grazie del commento. Più che libri ti consiglierei dei dizionari: sul mercato già da un po’ anni ci sono degli ottimi volumi in inglese (Kodansha, new Nelson) e alcuni anche in italiano. Prova a cercare su Amazon o Google Shooping.

    In rete poi puoi trovare delle risorse valide (anche se magari non troppo ampie) per approfondire l’etimologie dei caratteri. Te ne segnalo alcuni.
    https://kanjiportraits.wordpress.com
    https://www.tofugu.com/japanese/kanji-history/

    Qui un uno dei migliori dizionari in rete:
    https://jisho.org

    Se poi riesci a leggere il giapponese, eccoti dei siti dove l’etimologia grafica viene spiegata per ogni carattere.
    https://okjiten.jp/index.html
    https://kanji.jitenon.jp
    http://www.kanjijiten.net

    Buono studio e se hai bisogno, sono qui!

    Fabiana

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