L’isola dei senza memoria, di Yoko Ogawa

“Anche le cose che crediamo ci appartengano senza alcun dubbio, cascasse il mondo, in realtà si allontanano da noi in modo inaspettatamente facile.”

Cosa saremmo noi senza la memoria? I nostri ricordi sono ciò che ci connetto al nostro passato, a quello che è stato. Non dimenticare è un monito che spesso facciamo a noi stessi, per non permettere alla nostra coscienza di obnubilarsi.

Il tema del ricordo è molto caro a Yōko Ogawa, autrice contemporanea le cui opere, in grado di scavare a fondo nella psiche umana e nelle sue devianze e complessità, hanno sempre dei forti elementi di inquietudine.

Il suo romanzo, L’isola dei senza memoria, pubblicato in Giappone nel 1994, e arrivato in Italia solo nel 2018 nell’edizione curata da Il Saggiatore, con la traduzione di Laura Testaverde, è il #Librogiappone di questo mese (lo trovi su Amazon in versione e-book a 2,99 €), nonché romanzo nominato all’International Booker Prizes di quest’anno: si tratta di una storia che ci immerge totalmente in mondo distopico, governato dalla percezione di un vuoto che si fa sempre più strada.

Il romanzo si svolge interamente su un’isola, di cui non conosciamo le coordinate spazio temporali e in cui la popolazione, gradualmente, smette di ricordare.

Da un momento all’altro, ecco che qualcosa va perduto, viene cancellato e dimenticato dai cuori delle persone.

Da un momento all’altro, sparisce un oggetto, ne sparisce la sua immagine, il suo significato, il suo suono, il suo odore, la sua stessa essenza.

Spariscono le fotografie, le rose, gli uccelli, i libri, i calendari. D’un tratto, le persone vengono private di cose che fino a poco prima usavano, e che in qualche modo le definivano.

Un’epidemia della memoria.

E ogni volta, gli abitanti di quest’isola, dopo un breve attimo di smarrimento, in cui si disfano dell’oggetto dimenticato, imparano a riallinearsi al nuovo mondo che a poco a poco perde pezzi.

Ma non tutti.

Infatti, ci sono alcune persone che, non si sa per quale motivo, riescono a mantenere immutati i ricordi, non dimenticano, e per questo loro vengono ricercati e catturati dalla polizia segreta, che con le sue cacce ai ricordi, spazza via ogni minima possibilità di mantenere in vita la memoria.

In un mondo in cui ricordare diventa un crimine, qual è l’umanità che rimane?

Un romanzo sulla perdita, sui pezzi che giorno dopo giorno lasciamo dietro di noi, con il timore di non poterli mai più recuperare.

“Di questo passo, quando non saremo più in grado di compensare le cose scomparse, l’isola si riempirà di vuoti. Mi angoscia l’idea che diventi vuota, inconsistente e che all’improvviso scompaia senza lasciare traccia.”

Ed è qui che la narrazione diventa via via più inquietante: se le cose che scompaiono non vengono in qualche modo compensate da altro, il vuoto diventerà preponderante. E le persone stesse a poco a poco si svuotano, arrivando fino a scomparire.

La forza della memoria

L’importanza della memoria è senza dubbio il tema centrale del romanzo. E non è probabilmente un caso che la protagonista sia una scrittrice, una persona che ferma su carta, a parole attimi, momenti, ricordi. Perché la memoria si fa forza e si concretizza attraverso le parole, almeno fino a quando potremo ricordare cos’è un libro.

In quest’isola in cui ricordare vuol dire essere fuorilegge, in cui la polizia segreta stana le persone che ricordano, e che tentano di nascondersi, di mimetizzarsi, agisce una forza superiore che, di fatto, priva le persone non solo dei loro oggetti quotidiani, ma della stessa libertà di preservare l’idea delle cose nel tempo.

C’è forse qualcosa che fa più paura del vuoto? Del dimenticare?

Yōko Ogawa, con la sua prosa asciutta e penetrante, prende questa sensazione e la viviseziona, restituendoci un mondo in cui la perdita delle cose porta inevitabilmente alla perdita di sé, dello stesso concetto di umanità.

E se dimenticassi la funzione di gambe e braccia? La tua voce? Il tuo corpo?

È una lettura angosciante, ma che offre tanti spunti di riflessioni sul nostro mondo e sul ruolo della memoria, che protegge e mantiene la nostra coscienza, e definisce la nostra stessa identità.


E voi avete letto questo romanzo? Vi ricordo che potete commentarlo su Instagram insieme a me e le altre ragazze del bookclub, utilizzando l’hashtag #LibroGiappone, potete lasciare un commento qui o anche sul mio profilo IG, dove mi trovate come @tradurreilgiappone.

Daniela

Yamatologa per caso, traduttrice per passione, sognatrice di professione. Un vita in bilico tra Roma e il Giappone, e una passione per la fotografia, la cucina, i libri e i gatti.

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