Come iniziare a studiare il giapponese? Chi mi segue da tanti anni forse lo sa, questo blog in origine nasce con un focus sulla lingua giapponese e la traduzione. Poi, nel corso degli anni sono venute tante altre ispirazioni, articoli culturali, dedicati al folklore, ai viaggi, alla cucina, tutti aspetti che amo portare avanti per permettere a quante più persone possibili di conoscere meglio questo mondo chiamato Giappone.
Ma gli studi linguistici restano la costante di tutto.
Il blog nasce nel 2011, mi ero appena laureata ed ero fresca di studi universitari. Sono passati quasi 10 anni, per lavoro mi occupo di divulgazione culturale e di formazione sul Giappone, e mi sembrava giusto tornare un po’ alle origini e diffondere un po’ di quello che ho imparato in questi anni.
Quindi, ecco questa breve guida, che spero di continuare ad arricchire di nuovi contenuti, anche sulla base delle vostre richieste e di cosa vi piacerebbe imparare, pensate per aiutare chi vorrebbe iniziare a studiare il giapponese da autodidatta, almeno per iniziare.
Continua a leggere, per ricevere alcuni consigli su come iniziare e impostare lo studio della lingua giapponese.
Oggi vi parlo delle caratteristiche principali di questa lingua e dei suoi sistemi di scrittura (in fondo al post trovi le tabelle di hiragana e katakana).
Guida allo studio del giapponese: premessa
Sarò onesta: non penso che si possa conoscere completamente una lingua, che si compone di tanti aspetti e sfumature, con il solo studio a casa per conto proprio. La lingua è un organismo vivo, che ha bisogno di interazione, di potersi sviluppare giorno dopo giorno, di confronto, e di sbagliare.
Perché sì, sbagliare rientra nei processi di apprendimento di una lingua straniera. Si sbaglia, e non c’è nulla di male o di cui vergognarsi. Si inciampa, si cade e ci si rialza.
Dunque, perché questa guida? La guida è pensata per fornire degli strumenti di base, un solido punto di partenza per poter iniziare ad affacciarsi allo studio della lingua, per capire se ci piace e fa al caso nostro, per poi eventualmente portarla avanti con uno studio più sistematico, che può prevedere un insegnante, dei corsi di conversazione e dei soggiorni studio.
Ma di tutto questo parleremo più avanti, presentandovi diverse realtà che vi permetteranno di approfondire le vostre conoscenze del giapponese.
Ma cominciamo dall’inizio, dalla domanda delle domande.
Il giapponese è difficile?
Il giapponese , come tutte le lingue, presenta alcune caratteristiche peculiari che la rendono senz’altro difficile, ma non poi così tanto più difficile di molte altre lingue. Per voi l’italiano è una lingua facile, ad esempio? Se doveste impararla da stranieri, quale pensate che siano gli aspetti più difficili della nostra lingua?
Ecco, questo vale anche per il giapponese. Ovviamente, parlando di una lingua asiatica ci si pongono davanti difficoltà diverse rispetto a quelle derivanti dallo studio di una lingua indoeuropea, si entra in un diverso sistema culturale e di pensiero che per forza di cose impatta sulla comunicazione linguistica.
Le caratteristiche principali del giapponese
Dunque, per cercare di superare al meglio le difficoltà della lingua giapponese, vediamo alcune delle sue caratteristiche peculiari.
Come forse molti di voi sapranno, il giapponese è una lingua agglutinante, in cui le parole si formano dall’unione di più morfemi. Quindi le parole sono formate dalla semplice giustapposizione di elementi invariabili (la radice di verbi e aggettivi, sostantivi, avverbi, particelle) ad elementi variabili (ausiliari verbali e grammaticali). Questo aspetto rende il giapponese estremamente regolare e “sintetico” rispetto all’italiano che, invece, è una lingua flessiva che esprime più relazioni grammaticali tramite un solo morfema.
Nel giapponese, invece, sono gli elementi variabili, posposti a verbi, aggettivi, sostantivi, che determinano il valore grammaticale.
L’ordine della frase è quello definito SOV (Soggetto-Oggetto-Verbo), in cui l’oggetto retto dal verbo lo precede e, di conseguenza, il verbo, la copula o il predicato nominale e aggettivale costituiscono la parte finale della frase.
I verbi giapponesi hanno come proprietà:
- modalità
- tempo
- transitività/intransitività
- forma attiva e passiva
- aspetto
Ma non hanno le proprietà della persona e del numero.
I verbi sono formati da una parte invariabile, che ha valore semantico (la radice), a cui seguono le desinenze.
Il soggetto della frase è tendenzialmente sottinteso; infatti, l’uso dei pronomi personali è molto limitato, e di norma ci si riferisce a una persona utilizzando il nome proprio.
Il giapponese è una lingua in cui è presente il concetto di “tema“, quindi un elemento che non è necessariamente il soggetto grammaticale, ma ne costituisce l’argomento centrale.
Gli aggettivi non conoscono variazioni di genere e numero e hanno una coniugazione simile a quella dei verbi.
I sostantivi non conoscono genere e solo in alcuni casi, attraverso apposite costruzioni, possono esprimere la pluralità.
Inoltre, tutti gli elementi che modificano precedono l’elemento modificato: gli aggettivi precedono i sostantivi, così come le frasi relative precedono le principali.
Il giapponese presenta un “linguaggio relazionale” composto da un linguaggio onorifico, cortese e umile, aspetto che la rende una lingua indissolubilmente legata alla situazione in cui viene usata. Questa tipologia di linguaggio prevede delle variazioni che riguardano verbi, sostantivi, aggettivi, avverbi, prefissi e suffissi.
Infine, dal punto di vista fonetico, il giapponese è una lingua polisillabica ad accento tonale. Alle sillabe si può attribuire un tono alto, oppure un tono basso però, mentre ad esempio in italiano le sillabe accentate tendono a essere allungate, in giapponese sia quelle con tono alto, che quelle con tono basso sono percepite con una lunghezza identica. Dal punto di vista fonetico, per noi italiani il giapponese è piuttosto semplice nella pronuncia, in quanto i suoni giapponesi esistono anche nella nostra lingua.
Sistemi di scrittura giapponese
La scrittura del giapponese si basa su 3 componenti: i kanji (gli ideogrammi) e kana, due alfabeti sillabici giapponesi, hiragana e katakana.
Il verso di scrittura è da destra verso sinistra secondo righi verticali.
Hiragana e Katakana ひらがな カタカナ
Sono due sillabari fonetici formulati nel IX secolo a partire dai kanji, di cui costituiscono una semplificazione grafica. Entrambi hanno valore fonetico e non semantico, e sono composti da 48 segni.
Hiragana: presenta una linea più morbida rispetto al katakana, e si utilizza per scrivere le particelle agglutinanti, come desinenze di verbi e aggettivi, quindi scrive lo okurigana, vale a dire la parte variabile che indica il tempo, il modo ecc. Quando si utilizza per scrivere la lettura dei kanji, si chiama furigana.
Katakana: si tratta di segni creati isolando una parte di un kanji. Nella lingua moderna, si utilizza per le parole straniere o per mettere enfasi particolare.
Kanji 漢字
La parola letteralmente vuole dire “caratteri degli Han“, dal nome della dinastia cinese che regnò dal 206 a.C. al 220 d.C.
La scrittura cinese fu adottata in Giappone intorno al V secolo d.C. tramite l’intermediazione di studiosi coreani, venendo però utilizzata con la grammatica e la fonetica autoctone.
Nel giapponese moderno, i kanji vengono utilizzati principalmente per scrivere la radice di verbi, aggettivi, sostantivi, pronomi e avverbi. Alcuni caratteri derivano dall’esemplificazione grafica di un concetto (definiti pertanto “ideogrammi”), altri invece furono adottati per il loro valore fonetico, più che semantico.
I kanji vengono classificati all’interno di 214 radicali, mutuati dalla classificazione cinese, e che costituiscono la parte che dà al kanji il valore semantico in comune con altri caratteri.
I kanji inoltre hanno due ordini di lettura: on yomi 音読み (lettura on) e kun yomi 訓読み (lettura kun).
Il primo deriva dalla lettura cinese del kanji, e ce ne può essere più di uno; lo on yomi si utilizza quando il kanji è in combinazione con altri per formare un lemma.
Il secondo è invece la lettura giapponese del carattere, e si utilizza quando un kanji è utilizzato da solo.
I kanji di uso comune (jōyōkanji 常用漢字) attualmente necessari per un livello culturale medio sono 2136.
Come impostare lo studio del giapponese
Non sono un’esperta dello studio da autodidatta, dal momento che vengo da un percorso piuttosto standard, tuttavia nel corso degli ultimi anni, non frequentando più corsi di lingua veri e propri, ho dovuto portare avanti lo studio della lingua per conto mio, sperimentando diversi metodi e risorse per lo studio del giapponese.
Pertanto, a chi si accinge a studiare la lingua da principiante assoluto, direi che l’ideale è procedere per step. Non esiste un unico metodo “miracoloso” per imparare una lingua straniera, ho imparato negli anni che ogni singola esperienza ha contribuito alla mia formazione, un mattone dopo l’altro.
Dallo studio universitario ho imparato un metodo, che poi ho potuto sfruttare nelle altre esperienze formative. Nei prossimi post vedremo man mano quali sono le basi da cui partire con lo studio del giapponese, oggi mi soffermo in particolare su quello che rappresenta la base della lingua, cioè i due alfabeti sillabici, primo passo imprescindibile nello studio del giapponese.
Imparare hiragana e katakana
Come primo step, quindi il mio consiglio è di imparare subito i due sillabari, hiragana e katakana.
Anche se non vi interessa la lingua scritta, ma volete migliorare la comunicazione orale, questa non può prescindere dalla scrittura.
Come impararli? Seguendo questi passi:
- Impara un sillabario alla volta: ti consiglio di iniziare con l’hiragana, e poi una volta memorizzato passa al katakana.
- Impara in blocchi da 5 kana: comincia con le vocali (a, i u, e, o) poi passa al suono ka, sa ecc.
- Riscrivili più volte, ricordandoti di abbinarli al relativo suono.
- Aiutati con le card, le puoi fare da te scrivendo su tanti quadrati il kana, e dietro la relativa pronuncia. Mischiali e poi pescane uno alla volta e cerca di ricordare la pronuncia (una sorta di Memory)
- Comincia dai kana di base, poi passa ai suoni derivati (come ga, za, da).
HIRAGANA ひらがな
A あ | I い | U う | E え | O お | |||||
KA か | KI き | KU く | KE け | KO こ | GA が | G(H)I ぎ | GU ぐ | G(H)E げ | GO ご |
SA さ | SHI し | SU す | SE せ | SO そ | ZA ざ | JI じ | ZU ず | ZE ぜ | SO ぞ |
TA た | CHI ち | TSU つ | TE て | TO と | DA だ | JI ぢ | ZU づ | DE で | DO ど |
NA な | NI に | NU ぬ | NE ね | NO の | |||||
HA は | HI ひ | FU ふ | HE へ | HO ほ | BA ば | BI び | BU ぶ | BE べ | BO ぼ |
MA ま | MI み | MU む | ME め | MO も | PA ぱ | PI ぴ | PU ぷ | PE ぺ | PO ぽ |
YA や | YU ゆ | YO よ | |||||||
RA ら | RI り | RU る | RE れ | RO ろ | |||||
WA わ | O を | N ん |
KATAKANA カタカナ
A ア | I イ | U ウ | E エ | O オ | |||||
KA カ | KI キ | KU ク | KE ケ | KO コ | GA ガ | G(H)I ギ | GU グ | G(H)E ゲ | GO ゴ |
SA サ | SHI シ | SU ス | SE セ | SO ソ | ZA ザ | JI ジ | ZU ズ | ZE ゼ | SO ゾ |
TA タ | CHI チ | TSU ツ | TE テ | TO ト | DA ダ | JI ヂ | ZU ヅ | DE デ | DO ド |
NA ナ | NI ニ | NU ヌ | NE ネ | NO ノ | |||||
HA ハ | HI ヒ | FU フ | HE ヘ | HO ホ | BA バ | BI ビ | BU ブ | BE ベ | BO ボ |
MA マ | MI ミ | MU ム | ME メ | MO モ | PA パ | PI ピ | PU プ | PE ペ | PO ポ |
YA ヤ | YU ユ | YO ヨ | |||||||
RA ラ | RI リ | RU ル | RE レ | RO ロ | |||||
WA ワ | O ヲ | N ン |
Per oggi ci fermiamo qui, nei prossimi post cercherò di parlare in maniera più approfondita dello studio dei kanji e delle principali risorse online per lo studio.
Nel frattempo, vi lascio con qualche consiglio bibliografico.
Testi utili per lo studio della lingua giapponese (principianti)
Introduzione alla scrittura giapponese, Carolina Negri, Andrea De Benedittis (Hoepli) su Amazon a € 21,75
Scrittura giapponese, Susanna Marino (Zanichelli) su Amazon a € 27,17
Impariamo il giapponese. Corso di lingua e cultura giapponese. Livelli N5-N4 del JLPT, Matilde Mastrangelo, Junichi Oue (Hoepli) su Amazon a € 31,25
Se avete domande, o ci sono argomenti che vorreste vedere trattati o vi servono dei consigli, non esitate a scrivermi nei commenti o a contattarmi!
Ciao Come si dice italiano, Joutai 常体 e Keitai 敬体?
Solitamente si intende la forma piana 常体 e la forma cortese 敬体