Muoversi a Tokyo, sulle tracce della letteratura moderna e contemporanea giapponese.
Scovare nella Tokyo odierna storie del passato. È una cosa a cui pensavo da diverso tempo, e a cui vorrei dedicare una serie di articoli. Tokyo è una città in costante evoluzione, quello che esisteva fino a ieri, potrebbe non esserci più nel giro di pochi mesi. Una città che gira a una velocità pazzesca e che sembra dimenticare il suo passato; e tuttavia, ancora dei residui si possono cogliere qua e là, e mi piacerebbe riuscirne fissare alcuni frammenti.
Ovviamente, se anche voi avete proposte o temi, fatemi sapere, ne potrebbe venir fuori un bella guida.
Intanto, iniziamo questo nostro viaggio dall’epoca Meiji, iniziamo da Higuchi Ichiyō (1872-1896), ci tengo a partire da lei, dalle sue storie di donne, di disfatta e degli ultimi.
Ricordata come una delle più importanti scrittrici del periodo Meiji, Higuchi Ichiyō fu di fatto la prima donna giapponese dei tempi moderni ad essere riconosciuta come scrittrice di primo piano.
La Tokyo di Higuchi Ichiyō
La shitamachi, la città bassa, popola le storie di Higuchi Ichiyō, una figura a dir poco unica nel panorama letterario giapponese. Attraverso la sua scrittura brillante e mai scontata riesce a leggere la città in trasformazione, osservando al mondo del’infanzia e dell’adolescenza, e fotografando la condizione delle donne nella società Meiji, un’epoca di rinnovamento e modernizzazione ma che, ancora, lasciava indietro il mondo degli ultimi, quello delle classi sociali più svantaggiate.
Higuchi Ichiyō vive per un periodo nel quartiere Taitō di Tokyo, alle porte di Yoshiwara, quello che un tempo era il quartiere dei piaceri della capitale, una zona popolare e povera, e qui ancora oggi si trovano alcuni luoghi legati alla sua vita e alle sue opere.
Vive nella prima parte dell’epoca Meiji, e anche se la sua famiglia non è particolarmente benestante, può comunque iscriversi, una volta terminate le scuole, ad un prestigioso istituto poetico (lo Haginoya) e seguire, grazie al sostegno del padre, la sua passione per la poesia.
La scelta di dedicarsi alla scrittura, e vivere di questa, è dettata dalla necessità: rimane orfana del padre e perde il fratello maggiore, così lei, la madre e la sorella minore, tre donne sole, una situazione eccezionale per la società Meiji, si trovano a vivere un momento di grave indigenza, in cui devono lottare per sopravvivere. Da qui, la decisione di aprire una piccola attività commerciale nei pressi del quartiere di Yoshiwara, dove risiederanno per circa un anno.
Quell’esperienza rappresenterà un elemento di ispirazione fondamentale per la giovane Ichiyō, che qui ambienta Takekurabe (Schiena contro Schiena), racconto uscito a puntate sulla rivista Bungakukai nel 1895, e che renderà celebre il suo nome.
I luoghi di Higuchi Ichiyō
L’itinerario alla ricerca dei luoghi di Higuchi Ichiyō si snoda attraverso il quartiere Taitō: si raggiungono facilmente a piedi partendo dalla stazione Minowa, linea metro Hibiya (Tokyo Metro, collegata con Ueno, Ginza, Roppongi, Nakameguro).
Oltre al museo memoriale dedicato a Higuchi Ichiyō, in questa zona si trovano due templi che fanno da ambientazione al racconto Takekurabe: il Senzoku Inari jinja e l’Otori jinja.
La mia casa si trova nell’unica strada che va da Shitaya* a Yoshiwara, per questo fin dal tramonto il rumore e le lanterne dei risciò che passano sono così terribili. Continuano ad arrivare incessanti fino all’una del mattino, poi, intorno alle tre ricomincia il fracasso di quelli che se ne vanno. Le prime sensazioni che provo da quando abbiamo lasciato la casa di Hongō, silenziosa e lontana dalle grandi vie, sono completamente nuove per me.
Da Chiri no naka (“Nella Polvere”) di Higuchi Ichiyō (20 luglio 1893).
* Ueno
Siamo in una zona decentrata della capitale, una zona povera e ancora piuttosto rurale, alle porte di Yoshiwara, dove esercitavano, senza poterne uscire, prostitute e oiran. Si tratta, in realtà, di Shin-Yoshiwara: nel 1657, infatti, a causa di un incendio, il quartiere, prima sito nella zona odierna di Ningyōchō, fu spostato in questa zona, a nord di Asakusa.
Il quartiere dei piaceri celebrato in epoca Edo e simbolo del “mondo fluttuante”. Quello stesso mondo fluttuante che Higuchi Ichiyō si trova ad osservare da vicino, come spettatrice.
Un mondo fatto di suoni e umori popolareschi, di imbonitori e mercanti, di clienti e cortigiane.
Sono questi i luoghi in cui si muove Midori, protagonista di Takekurabe, che vive a Ryūsenji-machi, a pochi passi da Yoshiwara, cui si accede da un portale, con accanto un salice (Mikaeri Yanagi, il salice che guarda indietro).
A far tutto il giro è molto lontano, quel salice accanto al grande portale, che fra i sospiri ti volti a guardare. Eppure il chiasso dai piani più alti, e il bagliore delle torce riflesse sulle acque del canale Nerofumo, pare quasi di poterli toccare. Anche il continuo viavai dei risciò, lascia pensare a infinite ricchezze per questa località: al tempio Daion. È vero, sì, suona un po’ religioso; ma il posto, in realtà, è di quelli vivaci, a quanto la gente di qui vi dirà. Poi, girato l’angolo al tempio Mishima, non vedi più edifici degni di nota; solo lunghi casamenti dalle gronde tutte sconquassate che riuniscono dieci, venti interni sotto un unico tetto.
Schiena contro schiena (Takekurabe), tratta da Due racconti, traduzione di Andrea Fioretti
* Il salice oggi è stato sostituito, e si trova qui: 4-10-8 Senzoku, Taitō-ku, Tokyo
Il racconto narra di un momento di transizione, il passaggio dall’infanzia all’età adulta, quando tutte le illusioni vengono a cadere e la realtà cancella speranze e sogni. L’adolescenza di Midori viene “interrotta”, di fatto, nel momento in cui realizza che l’educazione elevata che le viene impartita è in funzione della sua futura professione di oiran, prostituta d’alto bordo. Midori nutre, ricambiata, un grande affetto per Shin’nyo, figlio di un monaco che già lo ha destinato alla carriera ecclesiastica. Strade e percorsi già segnati, inevitabilmente separati.
Senza che nemmeno se ne fossero accorti si era aperto un fiume a separarli, e non era dato di attraversarlo a barca o a zattera alcuna… Camminavano lungo due rive opposte, ognuno per proprio conto.
Ma in realtà è lo stesso Yoshiwara teatro e protagonista del racconto. L’ambientazione che definisce caratteri e comportamenti, e che determina lo stesso destino dei protagonisti. Yoshiwara nei giorni di festa, e nel passaggio tra le stagioni, che simbolizza l’abbandono dell’infanzia.
Ichiyō Memorial Museum 一葉記念館
Qui è dove ha vissuto Higuchi Ichiyō, al vecchio indirizzo 368 Ryusenji, Shitaya (oggi Ryusen 3-chōme, Taitō-ku) e dove scrisse Takekurabe.
Il memoriale è stato riaperto nel 2006. E anche se la struttura esterna ha un design moderno, il primo piano è fatto di legno scuro come gli edifici tradizionali. Al suo interno si trovano una serie di oggetti legati alla scrittrice, tra cui il manoscritto originale di Takekurabe, foto commemorative, lettere e infine modelli che riproducono scene tratte dalle sue opere.
Di fronte al museo sono posizionate due stele: una dedicata all’opera Takekurabe con due poesie di Nobutsuna Sasaki, l’altra con un elogio a Ichiyō scritto da Kikuchi Kan.
Indirizzo: 3-18-4, Ryusen, Taito-ku, Tokyo
Ingresso: 300 yen
Orari di apertura: dalle 9:00 alle 16:30. Chiuso il lunedì (anche il martedì, se una festa nazionale cade di lunedì) e dal 29 dicembre al 3 gennaio.
Sito: http://www.taitocity.net/taito/ichiyo
Il 20 di agosto in occasione delle celebrazioni dedicate al tempio Senzoku, in ogni contrada si sfoggiano a gara carri da corteo e palcoscenici per danzatori. Giovani nel pieno delle forze si arrampicano sugli argini del canale tentando di penetrare all’interno del Quartiere: provate a immaginarvi il loro fervore. I bambini, appena ne sentono parlare, si mettono subito in azione. Non bisogna sottovalutarli da queste parti: i piani diabolici che riescono a concepire, per non parlare poi di come si procurano le divise, sono cose che viene la pelle d’oca solo a sentirle.
Senzoku Inari Jinja 千束稲荷神社
Questo santuario rappresenta l’ambientazione di Takekurabe, in cui si muovono i giovani protagonisti che vivono alle porte di Yoshiwara, nelle giornate del matsuri (celebrazioni che oggi si svolgono nel mese di maggio, ma in passato si tenevano il 20 e il 21 agosto).
Una festività è sempre un evento straordinario, persino in luoghi come questo, dove suoni di percussioni ed arie di shamisen certo non mancano mai. Fatta eccezione per i Mercati del Gallo, questo è senza dubbio il giorno più movimentato dell’anno.
Il santuario si stima sia risalente all’era Kanbun (1661-72), e in origine era suddiviso in due scuole, Kamisenzoku Inari, all’interno del Sensōji, e Shimosenzoku Inari, dove si trova l’odierno santuario. Il nome Senzoku è un toponimo molto antico, che indica una vasta aerea che va da Asakusa Tennōchō (odierna Asakusabashi) al ponte Senju (Arakawa).
Al suo interno, è stato eretto un busto dedicato a Higuchi Ichiyō.
Indirizzo: 2-19-3, Ryūsen, Taitō-ku, Tokyo
Orario: 9.00-17.00
In ogni famiglia tutti si impegnano con infinito zelo mettendoli fuori ad asciugare la mattina e ritirandoli la sera. Di che si tratta? Non lo sapete? Preparano zampe d’orso, vi diranno; durante la prima fiera del Gallo, a novembre, sono molti quelli che, ingordi di fortune, vengono al Tempio e se ne caricano le spalle. Appena tolte le decorazioni dai pini di Capodanno, i commercianti, quelli veri, si rimettono subito all’opera.
Otori Jinja 鷲神社
L’Otori jinja, nella zona di Asakusa, è il tempio che viene citato nel primo capitolo di Takekurabe, dove si svolge la fiera del Gallo, Tori-no-Ichi.
Qui vengono allestite decine di bancarelle che espongono dei particolari stendardi in bambù simili a dei rastrelli chiamati kumade, zampa d’orso e adornati con vari portafortuna, il cui augurio è di “rastrellare” a piene mani buona sorte e prosperità.
Il Tori-no-ichi di cui si accenna nel racconto, è un festival che si svolge ogni anno a novembre, secondo una tradizione che ebbe inizio in epoca Edo. Secondo la mitologia il Gallo (Tori) è l’animale che aiutò a far uscire la dea del Sole (Amaterasu) dalla caverna in cui si era nascosta lasciando la terra nelle tenebre, e per questo è considerato simbolo di benessere materiale.
La celebrazione si svolge ogni 12 giorni, quando cade appunto il giorno del Gallo (due o tre volte al mese, in base al calendario).
ll Giorno del Gallo quest’anno c’è stato tre volte. Il giorno di mezzo è saltato, ma per il primo e l’ultimo il tempo è stato buono e al tempio di Otori la ressa è stata sconvolgente. Il fervore dei giovani che, col pretesto della visita al tempio, affluivano disordinati dall’ingresso sul lato del consultorio, riecheggiava di risate che sembrava dovessero demolire i pilastri del cielo e spezzare le funi della terra.
Nei pressi del tempio si trova la stele Tamazusa-no Hi con parte di una lettera scritta da Ichiyō allo scrittore Nakarai Tosui, che per lei rappresentò una sorta di mentore (sebbene poi le cose si delinearono in un finale ben diverso).
Indirizzo: 3-18-7, Senzoku, Taitō-ku, Tokyo
Bibliografia consigliata:
Higuchi Ichiyo, Due racconti, a cura di Andrea Fioretti (Vecchiarelli Editore)
Pagine Meiji, a cura di Teresa Ciapparoni La Rocca (Bulzoni Editore)
Carla Vasio, Come la luna dietro le nuvole (Einaudi)
Vi consiglio inoltre la pagina Old Tokyo dove si trovano scatti d’epoca del quartiere Yoshiwara.
È una idea bellissima quella di rintracciare i luoghi vissuti e descritti dagli scrittori giapponesi. Merita di diventare una serie di post e un libro! A quando una puntata dedicata a Murakami?
Ciao Pierfranco, nelle mie intenzioni è proprio di dedicare una serie di post all’argomento. A Murakami vorrei dedicarmi presto, mi ci vorrà un po’ di tempo!
Grazie!