Sugihara Chiune, la storia dello Schindler giapponese

Sugihara Chiune

Sugihara Chiune (1900-1986) è stato un diplomatico giapponese, nominato vice-console a Kaunas, in Lituania, nel 1939 e che durante la Seconda Guerra Mondiale riuscì a salvare migliaia di ebrei.

Sugihara nacque il 1 gennaio del 1900 a Kozuchi (attuale Mino), nella prefettura di Gifu. Quando nacque, suo padre lavorava in un ufficio delle imposte nella città di Kozuchi e la sua famiglia viveva in un tempio affiliato al tempio buddista Kyōsen-ji (教泉寺). Era il secondo figlio di cinque maschi e una femmina.

Il padre voleva diventasse medico, ma lui fallì deliberatamente l’esame di ammissione per poi iscriversi all’università di Waseda per studiare letteratura inglese.

Nell’ottobre del 1919, entrò alla scuola di associazione russo-giapponese. Dopo aver abbandonato gli studi all’università di Waseda fu quindi inviato a Harbin, come studente a spese del Ministero degli affari esteri, dove imparò il russo. Da dicembre 1920 fino a marzo 1922 si arruolò, come soldato volontario, nel 79º reggimento di fanteria dell’esercito di stanza in Corea. Arrivò fino al grado di sottotenente. A marzo 1923 finì gli studi alla scuola di associazione russo-giapponese.

Nel 1924 fu assunto come diplomatico al Ministero degli affari esteri giapponese e, a febbraio, fu mandato a Manzhouli.

La sua carriera da diplomatico iniziò nel 1933 nella città cinese di Harbin, dove condusse con grande abilità i negoziati che portarono alla vendita, da parte dell’Unione Sovietica, al Giappone, della Linea Ferroviaria della Manciuria Settentrionale. L’anno successivo si dimise dal suo incarico per protestare contro i maltrattamenti inferti dai militari giapponesi alla locale popolazione cinese.

Nel 1937 Chiune andò in missione diplomatica a Helsinki. All’inizio voleva lavorare presso l’ambasciata di Mosca, ma l’Unione Sovietica lo dichiarò persona non grata, con l’accusa di spionaggio, e così respinse la sua richiesta.

Dopo la breve parentesi a Helsinki, fu nominato vice-console a Kaunas, in Lituania, con il compito di tenere sotto controllo i movimenti delle truppe tedesche e sovietiche. Con l’invasione del Paese da parte dell’Unione Sovietica, migliaia di ebrei rifugiati in Lituania dopo l’invasione della Polonia della Germania nazista, si accalcarono fuori dal consolato giapponese nella speranza di ottenere un visto per il Giappone. Le politiche di immigrazione di Tokyo erano tuttavia molto severe, e solo chi dimostrava di avere denaro a sufficienza poteva ottenere un visto, requisito che ovviamente i rifugiati ebrei polacchi e lituani, espropriati di ogni bene, difficilmente avrebbero potuto soddisfare.

Sugihara si confrontò a più riprese con Tokyo per avere istruzioni sul comportamento da tenere, ma le risposte erano sempre negative.

Con la situazione ormai insostenibile che si era creata fuori dal consolato (infatti con il governo turco che negò la distribuzione dei visti, impedendo di raggiungere la Palestina, l’unica tratta che rimaneva per mettersi in salvo era quella verso l’Estremo Oriente, attraverso la Transiberiana), Sugihara, opponendosi da quanto deciso dal governo giapponese, iniziò a visti di transito per il Giappone (ribattezzati poi “visti per la vita”) a chiunque ne facesse richiesta.

Sugihara, andando contro il suo governo, riuscì a emettere 2.139 visti salvando così migliaia di ebrei, che riuscirono a lasciare il paese.

Visto scritto a mano da Sugihara Chiune (tratto da https://www.nippon.com)

Gli ebrei in fuga dalla Lituania, stipandosi sui vagoni della linea ferroviaria transiberiana, poterono arrivare fino a Vladivostok e da lì imbarcarsi per il Giappone, da cui poi avrebbero potuto cercare un altro rifugio sicuro.

Il tutto fu possibile anche grazie all’aiuto dell’ambasciatore polacco a Tokyo e di molte associazioni, permettendo così ai rifugiati ebrei di raggiungere, dal Giappone, gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda e la Palestina, allora sotto mandato britannico.

I discendenti degli ebrei salvati da Sugihara sarebbero oggi circa 40mila. Dopo aver terminato il suo compito all’ambasciata, Sugihara fu di fatto allontanato dal corpo diplomatico. Solo quando uno degli ebrei che aveva salvato riuscì a rintracciarlo venne portato in Israele e celebrato come un eroe.

A guerra terminata, grazie a uno degli ebrei che aveva salvato, fu rintracciato dal governo israeliano e, nel 1984, fu insignito del titolo “Giusto tra le nazioni”, ad oggi l’unico giapponese ad aver ricevuto questo riconoscimento per le sue opere di salvataggio. Morì il 31 luglio del 1986, all’età di 86 anni.

La sua storia è stata raccontata nel film Persona non grata, film del 2015 con la regia di Cellin Gluck, proiettato in Italia all’Isola del Cinema nel 2016.

Segnalo inoltre da leggere l’articolo di Giulia Pompili Lo Schindler giapponese, su Il Foglio.


A Gifu, nella piccola località di Yaotsu è possibile visitare il Memoriale dedicato a Sugihara Chiune, il 杉原千畝記念館, Sugihara Chiune Kinenkan.

Il memoriale è aperto dalle 09.30 alle 17.00 (ultima entrata alle 16.30) e l’entrata costa 300¥. Rimane chiuso di lunedì (e il giorno successivo se lunedì è festivo) e durante il periodo di Capodanno.

Daniela

Yamatologa per caso, traduttrice per passione, sognatrice di professione. Un vita in bilico tra Roma e il Giappone, e una passione per la fotografia, la cucina, i libri e i gatti.

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